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lunedì 04 novembre 2024

PSICO-COSE — il Blog di Federica Giusti

Federica Giusti

Laureata in Psicologia nel 2009, si specializza in Psicoterapia Sistemico-Relazionale nel 2016 presso il CSAPR di Prato e dal 2011 lavora come libera professionista. Curiosa e interessata a ciò che le accade intorno, ha da sempre la passione della narrazione da una parte, e della lettura dall’altra. Si definisce amante del mare, delle passeggiate, degli animali… e, ovviamente, della psicologia!

​Cambiare prospettiva

di Federica Giusti - venerdì 07 maggio 2021 ore 09:30

Avete presente quelle foto scattate alla Torre di Pisa nelle quali sembra che qualcuno la sostenga?

Ecco, questo simpatico effetto è frutto di un cambio di prospettiva. Ci si posiziona in modo tale da modificare la percezione di ciò che è.

Perché allora, nella vita di tutti i giorni, non proviamo a fare gli stessi cambiamenti? Perché non riusciamo a guardare le cose da un altro punto di vista?

Ho spesso parlato nel mio blog e nei miei post sui social dell’importanza di mettere dei limiti, del potere del saper dire di no. Nell’attività clinica, però, ho spesso a che fare con il senso di colpa che deriva dal mettere quei paletti. Se cambiamo prospettiva, però, vediamo come quei limiti siano in realtà dei modi sani e necessari per prendersi cura di sé, per volersi bene. Ecco che tutto si ribalta e il senso di colpa lo si può affrontare diversamente!

Anche il non fare niente spesso è visto come qualcosa di sbagliato. Se il nostro partner si ferma sul divano, se nostro figlio si “incanta” in giardino a giocare, potremmo provare un certo senso di fastidio che potrebbe trasformarsi in rabbia. Se siamo noi a non fare niente, potrebbe di nuovo fare capolino il senso di colpa ad attivarci con violenza. Ma se noi impariamo a guardare a quel non fare niente come fosse un bisogno di rilassarci e prendere uno spazio per noi e per il nostro risposo, in modo da rimetterci all’opera più lucidi e più motivati, non ci farebbe così paura concederci quelle pause no? E potremmo imparare ad accettarle anche negli altri.

Pensiamo adesso a quei momenti nei quali stiamo in silenzio. Potremmo sentirci in imbarazzo ma, ancora una volta, se guardiamo a quel silenzio come un modo per poter ascoltare noi stessi o l’altro in maniera autentica e profonda, la paura del silenzio scompare!

Aprirsi e raccontare i propri problemi ci potrebbe far sentire a disagio o, in alcuni casi, addirittura un peso per gli altri. Potremmo sentirci meno “forti” ai loro occhi e ai nostri stessi occhi. Ebbene, sapete che vi dico? Io credo che raccontare le nostre difficoltà agli altri può farci sentire vulnerabili e credo anche che la vulnerabilità sia sana! Essere vulnerabili non è un difetto, né una debolezza, anzi, denota una grande capacità emotiva e relazionale.

Proprio come quella necessaria a farci piangere. Anche in questo caso, infatti, aprirsi e manifestare le proprie emozioni non è un atteggiamento negativo, anzi, significa riuscire a comprendere, riconoscere e condividere all’esterno ciò che abbiamo accumulato emotivamente parlando.

Insomma, quel cambio di prospettiva che ci fa apparire come se stessimo sorreggendo la Torre di Pisa, potremmo applicarlo anche alla nostra quotidianità, imparando a guardare alcune nostre azioni ed alcuni nostri atteggiamenti dall’angolazione che ne mette in luce le potenzialità e non i limiti.

Provarci non costa niente!

Federica Giusti

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