Fuori della mischia
di Nicola Belcari - giovedì 21 luglio 2022 ore 16:40
C’è la guerra. E come accade di norma, nei Paesi in qualche maniera coinvolti, la libertà d’espressione è almeno in parte condizionata. Insofferenti a convenienze e opportunità, a carità di patria e autocensure, come cani sciolti, restano isolati egregi intellettuali o bastian contrari, disposti poi a essere vituperati, derisi, calunniati. Sono irriducibili combattenti dalle spalle larghe, da poter sopportare i colpi, hanno reputazioni solide, non scalfibili o già compromesse e irrecuperabili.
Per noi, poveri cristi, il meglio è uscire dalla mischia, sottrarsi allo scontro; se possibile ritirarsi, coltivare il proprio spirito o anche solo il proprio orto; aspettare che la tempesta passi, con la speranza che passi e di non restarne vittime. Si deve lasciare il campo ad altri, pochi rispettabili avversari al nostro sentire, e molti deboli di raziocinio o prezzolati, liberi di spadroneggiare, sputare sentenze e condanne, velate o esplicite, proferire sciocchezze attraverso media spesso omologati.
Coltivare l’illusione di essere fuori, o addirittura al di sopra, della mischia, però non funziona perché è appunto un’illusione. Peggio ancora è ritenere di uscirne puri, incontaminati, non compromessi. È l’impossibilità di restare puliti vivendo in un letamaio. La vergogna lavora sottotraccia. Neanche le vittime si salvano, come ha spiegato Primo Levi, più che mai noi con le nostre agiate, anche se non sempre comode, vite di privilegiati. Non possiamo scampare all’ambiguità di usufruire dei vantaggi di una società ingiusta.
Provare disgusto non basta, evitare il ruolo diretto di oppressore, di protagonista del degrado e del malcostume non salva, non nobilita, non ci trasforma in anime belle.
Dall’epidemia alla guerra: se riusciremo, usciremo da questo bagno di lacrime e sangue più cattivi di prima.
Quanto è possibile sottrarsi alla giostra grottesca di un tempo infame? Quanto ne siamo stati corrotti senza accorgersene? Né c’è da stare allegri a osservare la lotta sapendo che, qualunque ne sarà l’esito, i vincitori non saranno mai quelli che la pensano come noi.
Ma niente e nessuno possono negarmi il sogno che un giorno lontano, quando non sarò più tra i vivi, fuori della mischia in modo totale e definitivo, il mondo potrà essere diverso.
Nicola Belcari