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mercoledì 17 dicembre 2025

VI PRESENTO I MIEI... — il Blog di Dino Fiumalbi

Dino Fiumalbi

Dino Fiumalbi è nato e vive a Pontedera, dove ha svolto diversi mestieri, fra i quali l’insegnante. Nel 2018 ha pubblicato una ricerca sulla città e su un pontaderese, frequente commensale di Napoleone all’Elba : - Giuseppe Balbiani, 1767-1851 Da Pont’ad Era a Napoleone e ritorno a Pontedera, Tagete, Pontedera, 2018. Ha pubblicato quattro libri di narrativa, esauriti in stampa ma presenti in Bibliolandia, la rete provinciale delle biblioteche pisane: - La neve e il Vermentino, Carmignani, Cascina, 2015 - Noi umani cerchiamo quadrature, Bandecchi & Vivaldi, Pontedera, 2019. - Le Donne, il Diavolo e il Destino, Bandecchi & Vivaldi, Pontedera, 2021 - Il Marmo, le Mani, la Musica, Bandecchi & Vivaldi, Pontedera, 2023 È molto affezionato ai suoi personaggi, silenti consiglieri della sua famiglia di carta. Per questa ragione ha deciso di presentarli nel blog, fra storie e metastorie.

Teresa

di Dino Fiumalbi - mercoledì 17 dicembre 2025 ore 08:00

Teresa, nell’apparire sulle pagine, non è precipitosa come Tommaso; ha la calma e il garbo della persona sicura di sé, orientata più all’ascolto che al parlato. La conosciamo, vestita leggera, mentre scende con calma le scale del rifugio. Dopo la colazione non segue i suoi amici in escursione, ma si piazza in veranda con carta e penna.

Ce la descrive Tommaso, che “… si sofferma a guardarla più attentamente. Il leggero controluce sfumava il suo profilo, senza confonderlo, ma filtrandolo attraverso i capelli color ribelle. Seduta al lungo tavolo di massello, stava scrivendo. Era mancina e andava riempiendo con movimento garbato, ma deciso una pagina del quaderno rilegato. La mano destra era appoggiata leggera sull’altra pagina e pareva che la accarezzasse, pur restando ferma. La posa rivelava abitudine e cura verso l’attività amanuense.”

La sua chioma ridondante non dà l’idea della trascuratezza, anzi è bene accudita, ma alcune ciocche sembrano ignorare le ingiunzioni di pettine e spazzola e perseverano nelle loro esibizioni, che suggeriscono inaspettate somiglianze rinascimentali. Comoda nella veranda, lei appare assorta dalla scrittura, mentre in realtà segue e giudica il montanaro, per curiosità femminile e per ottemperare alla sua missione.

Teresa Benassi è medico ortopedico, aiuto primario nell’ospedale di città, con una forte passione per quei monti, che intravede tutti i giorni dalle finestre della clinica e sui quali sale appena può.

È nata nel 1973, è figlia di giornalisti e ha una sorella minore, Riccarda, che fa la biologa con la missione di Bastiana contraria, mirabilmente perseguita fin dalla culla; deve inoltre sopportare anche i guai che le procura Sandro, amico fraterno e giovanotto mai cresciuto, con il quale ha “frequentato elementari e medie nella scuola dell’intellighenzia fiorentina.”

Arriva al rifugio quasi controvoglia e con un compito ingrato da svolgere, ma percepisce, fin dal primo incrocio di sguardi, quell’attrazione quasi insolente che esplode fra lei e Tommaso: un’emozione forte che intimorisce entrambi, trasferendoli nell’intersezione di due campi magnetici:

“… Una forza li spinge verso il noi, un’altra garantisce l’io, al quale nessuno dei due avrebbe mai rinunciato.”

La loro storia nasce nel solstizio invernale, un giorno-ossimoro, in cui inizia la buia stagione invernale e le ore di luce cominciano a crescere: la rinascita luminosa parte sempre dall’oscurità profonda.

La dottoressa svolge un mestiere di grande responsabilità e si trova spesso di fronte a scelte difficili, verso pazienti con gravi traumi, dove le competenze professionali non possono permettersi instabilità emotive. Si è costruita una solida struttura interiore, fatta di certezze acquisite sul campo e di una naturale propensione al dialogo col paziente, che in quei momenti ha bisogno, oltre che del bisturi, anche di oneste dosi di comprensione, positività e incoraggiamento.

Non è istintiva e fumina come Tommaso e la si potrebbe definire pacata ed equilibrata; non è comunque una suora di clausura, ha avuto le sue storie, tutte prive di rimpianti e di rimorsi ed è sostanzialmente appagata della sua vita professionale e non.

Ma quel solstizio la mette in crisi e fa stramazzare il suo buon senso, insieme all’aplomb du rôle.

Si presenta nella struttura con un gruppo di escursionisti, inviata in incognito come Ispettore dal CAI (Club Alpino Italiano) per i controlli sulla gestione. Viene coinvolta in una operazione di salvataggio nella quale Tommaso la definisce una spia, provando acrimonia nei suoi confronti. È un sentimento ingiusto perché Teresa “ …Dal punto di vista professionale lo aveva già promosso a pieni voti, anche se quella funzione di ispettore non le piaceva. Si accorse in seguito che nella sua scheda di valutazione si erano proditoriamente inseriti dei parametri intrusi. Il rude gestore le stava piacendo, anche al di là del parere professionale. Sentiva un’attrazione crescente verso l’uomo, anzi verso il maschio. Nel suo intimo si diffondeva un languore, per lei non frequente, un coinvolgimento fisico mai sentito verso una persona appena conosciuta. Prima aveva subito il fascino delle mani, ora la sua attenzione si era allargata all’insieme del corpo. Il suo modo di muoversi, il suo spandere energia intorno, la seducevano. Arrivò a convincersi che la ruvidità esternata, fosse una crosta superficiale che copriva strati interiori molto più caldi e fluidi. Sentì muoversi nel suo intimo sensazioni da tempo a riposo e si scoprì piacevolmente stuzzicata. Un po’ intimorita e ancor di più orgogliosa, offuscò le pulsioni, approntando anche lei la sua brava crosticina.”

Le vicende successive che coinvolgono Teresa e Tommaso sono scandite dalla cronologia delle stagioni, forse perché in montagna si percepiscono meglio i mutamenti ambientali e le funzioni cronometriche sono svolte dal bosco, dalla neve, dalle fioriture. Loro saltellano da una fiammata all’altra, fra le convergenze dialettiche e le divergenze dicotomiche, perché solo scontrandosi possono incontrarsi, attratti dalle differenze e respinti dalle somiglianze.

Dopo un dibattito sulle scalpellature degli spigoli personali, decidono di uscire per raffreddare l’ennesimo contrasto:

“ Prolungano la passeggiata nel silenzio che è il miglior compagno dell’andar per monti. Camminare è la loro arte, il loro modo di pensare e forse l’unica forma di meditazione a cui possano accostarsi. Istintivamente prendono a muoversi indipendenti, ma coordinati, percependo la presenza dell’altro anche in assenza di verbo. Percorrono il sentiero, si affiancano per un po’, poi si separano, si soffermano in tempi e luoghi diversi; sembra che proseguano ognuno per la propria strada, ma tornano a unirsi, sia nella costrizione dei passaggi stretti, sia nella libertà delle distese prative.

Si muovono come due corpi celesti assoggettati alla gravitazione universale, che evita la dispersione e al tempo stesso scongiura l’impatto.”

Saranno necessari ben due agenti segreti per far loro confessare i reciproci innamoramenti.

La storia ha una chiusura aperta, al mare dopo tanta montagna, nell’equinozio di autunno e nel mese più bello dell’anno:

Settembre è il mese del ripensamento,

sugli anni e sull’età

dopo l’estate porta il dono usato della perplessità.

Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità,

come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità.

Francesco Guccini, Canzone dei dodici mesi

Anche in questo post, come in quello precedente, le parti di testo in corsivo sono tratte dal primo romanzo: La neve e il Vermentino, Carmignani, Cascina, 2015

Dino Fiumalbi

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