La "parabola" della farfalla
di Nicola Belcari - lunedì 06 febbraio 2023 ore 08:00
“… siam vermi / nati a formar l’angelica farfalla” (Dante)
Dante, maestro del pensiero e delle lettere, padre della lingua, guida, nella sua opera principale, narrò il pellegrinaggio dell’anima, dal peccato alla beatitudine. Questo cammino di redenzione divenne, ed è, un modello vita, di ravvedimento e conversione e una meta spirituale.
Oggi, il sommo poeta, di fronte alla triste realtà del nostro tempo potrebbe raccontare la penosa sorte dell’anima, almeno quella di tanti, e la sua sventura, dall’Eden agli inferi, nell’opposto percorso.
L’anima scende pura dal cielo sulla terra, precipita nel corpo di un derelitto destinato alle avversità del mondo, facili ad avere su di lui il sopravvento. Il nascituro l’accoglie incorrotto e generoso; fin che è bambino non conosce il male, al più qualche capriccio, ma poi il suo crescere sarà, è probabile, un continuo e progressivo degradarsi.
In molti, persone e media, che incontrerà sulla sua strada (retrivi, conformisti, superficiali) contribuiranno al condizionamento decisivo (tendente all’abbrutimento, all’egoismo, alla malvagità, all’indifferenza) di una società malata.
L’anima poveretta da linda e trasparente diverrà opaca, grinzosa e laida nel suo viaggio al contrario, fino a una vecchiaia uggiosa e repellente: un’ars moriendi rovesciata. Una vecchiaia viziosa che, invece di approdare con gli anni e l’esperienza alla saggezza, raccoglierà ignoranza, inimicizia e sospetto verso il prossimo; una vecchiaia che fugge il Bene.
Parafrasando Rousseau (“l’uomo nasce libero e ovunque è in catene”): dall’innocenza alla schiavitù del peccato.
Così, per altri versi, s’avvera la favola nera: da farfalla a bruco, da cigno a brutto anatroccolo, da principessa a cenerentola: quando la farfalla disdegna il cavolo che la nutrì, il cigno altezzoso si vergogna del suo passato, la principessa si dà delle arie cercando di dimenticare chi fu.
Nicola Belcari