Sergio Romano e il vino
di Nadio Stronchi - mercoledì 17 luglio 2024 ore 08:30
Chi è Sergio Romano? E’ un giornalista, diplomatico Istituzionale e storico. Grande “penna” di articoli scritti su vari giornali, che ho letto andando in cerca qua e la. E’ anche autore del libro “l’Italia dalle Tante Storie”; Una cronistoria e una analisi semplice ma di una efficacia unica su come è composto e cresciuto lo strato antropologico, sociale e politico italiano.
Dentro a questa analisi ci può stare il “vino” come elemento enologico, ma anche come “compagno” di avventure positive, ma anche di disavventure. Le divisioni storiche, dice Romano, sono caratterizzate da gruppi, da culture, ma anche da volontà personali, e tutto si colloca in una naturale e genetica anarchia che non è mai istituzionale, ma che vive tra tutti noi più o meno evidente. Il vino non sfugge all’individualismo, anzi è il “sale” dell’enologia; I progressi più validi sono in mano a pochi individui che hanno strutture e risorse economiche. Molti si dannano per fare regole e leggi, ma alla fine nei vigneti e nelle cantine ognuno fa come crede meglio. La vite è mia e la pianto dove mi pare meglio, il mio vino è quello migliore, ma non permetto che venga giudicato da “incompetenti”.
Con questo spirito dell’Italia dalle Tante Storie sono nate migliaia di etichette, in parte da piccole DOC o DOCG. Il vino “migliore” che si trova su una tavola popolare è quello che scompare per primo. Quello migliore (ufficiale) che ha un costo esorbitante ne sentiamo parlare nella stampa specializzata e fa parte di una cultura da gruppi. Del vino abbiamo di cui parlare molto, ma, di fatto c’è un livellamento sempre più diffuso che fa scalpitare lo spirito anarchico. Che conta di più è la storia del territorio in cui nasce, del passato e recente, come un marchio a fuoco. Ma intanto, in estate gustiamoci questo vino molto fragrante e mi raccomando ben freddo.
Nadio Stronchi