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giovedì 12 dicembre 2024

VIGNAIOLI E VINI — il Blog di Nadio Stronchi

Nadio Stronchi

Nadio Stronchi, autore di “Vignaioli e vini della Val di Cornia e Isola d’Elba”, è un appassionato cultore di vini e, più in generale, di mondo agricolo. Bibliofilo e instancabile ricercatore è stato promotore di attività enoiche dentro la storia locale Val di Cornia, Toscana

La storia enoica dell’Isola d’Elba

di Nadio Stronchi - mercoledì 23 ottobre 2024 ore 09:00

Un luogo comune abbastanza diffuso all’Elba è: Napoleone I. Bonaparte, quando restò all’Elba, esiliato per dieci mesi, maggio 1814-febbraio 1815, in molti pensano che in quel periodo avesse valorizzato la vitivinicoltura; niente di più errato. I testi storici, compreso quello che è in mio possesso “L’Isola d’Elba durante il governo di Napoleone I.” libro del 1914 di Vincenzo Mellini, e, poi, altri testi del Granducato dei Medici e degli Asburgo-Lorena, ci informano che la vitivinicoltura era già molto diffusa con 5000 ettari e 3000 produttori. 

Napoleone fece il tentativo di rilanciare l’agricoltura nell’Isola di Pianosa, come altri tentativi precedenti, come quello dei romani a suo tempo. Dopo Napoleone I., ritornò il Granducato, e una statistica di Orlandini 1834-38 ci dice che la produzione vitivinicola fu di 72.000 ettolitri e nel 1872 di 73.000 ettolitri. Occorre ricordare che i sistemi di allevamento delle viti che c’erano in quel periodo, ad alberello e a capannello non consentivano rese di uve che immaginiamo oggi: erano di 70 ql. e una resa di 30-50 ettolitri a ettaro. Nel 1878 una nuova statistica agraria di Jachini ci informa che ci fu una resa di vino di 300.000 barili, che in quel periodo avevano una capacità di 40-50 lt., dando il risultato di 123.000 ettolitri. Nel 1890, nonostante i primi accenni della fillossera, il vino era ancora la prima risorsa con un guadagno complessivo di 2.091.000. La media di terreno per produttore era di 5-6 ettari. 

Mi sono attenuto ai dati raccolti, ma i censimenti di quei tempi non erano provvisti di metodologie e personale sufficiente per farli precisi. E, poi, il produttore isolano non era tanto disposto a dire la verità per molte ragioni che non è il caso di elencare.

Nei primi anni del ‘900, i viticoltori elbani erano alle prese con l’infestazione della fillossera iniziata nel 1890 circa, e le produzioni furono altalenanti verso il basso. Il Comizio Agrario di Portoferraio intervenne acquistando barbatelle americane che i produttori le innestarono con i vitigni tradizionali dell’Elba, a bacca bianca: Procanico, Ansonica, Biancone, Moscato, Malvasia T. A bacca rossa: Sangioveto (Sangiovese), Aleatico, Malvasia Nera, Cannaiolo. 1914, arrivò la Grande Guerra che ridusse la vitivinicoltura. Dopo la Grande Guerra, 1920, la produzione riprese vigore e fu fatto un esperimento con una Cantina Sociale nel marcianese, ma fallì. Aulo Gasparri, storico dell’Elba, ci dice attraverso un suo articolo sul Corriere Elbano degli anni ‘970: Il contadino elbano merita 10 nella vigna, e 4 in cantina. Che i motivi dei fallimenti erano dovuti anche al carattere degli elbani inquadrati in una antropologia di cattivi esempi. 

Nel 1931 non andava tutto male, fu l’anno che iniziarono le “Feste dell’Uva” e seguitarono fino al 1937. Il motto era: ognuno per se, ma quando c’è “festa” si sta tutti insieme. 1939, scoppia la Seconda Guerra Mondiale ritornando alle difficoltà vitivinicole più varie. Passa la Guerra, e inizia la ricostruzione, 1948-50, non certo con 5000 ettari di vigneti, ma con la ritrovata anarchia enoica tipica elbana. Nel 1966 c’è un acuto enoico dei Sindaci dell’Elba, con i santi politici in “paradiso” formulano le richieste delle due DOC: Elba Bianco. Elba Rosso, ottenendo il parere favorevole nel 1967. 

Gli “uffiziali”, però, si dimenticarono di inserire, nella relazione storica vitivinicola che all’Elba si produceva già da tempo il Moscato; Le conseguenze vennero quando, in seguito, fu fatta la domanda, nel 1994 le DOC Elba Aleatico, Elba Ansonica, Elba Ansonica Passito e Elba Rosato (il Moscato non esisteva) Allora, fu fatta la domanda nel 1999, e con i soliti santi politici in paradiso, gli fu concessa la DOC. Gli aderenti alle DOC del 1967 furono soltanto in 9, c’era qualche indugio, ma nel 1968, dopo qualche riflessione furono in 235 produttori a aderire. L’immagine delle DOC furono valide come trampolino di lancio anche verso il turismo, e nell’occasione, i commercianti di vini vendettero altri vini da tavola e vini liquorosi. Sulle ali dell’entusiasmo nel 1980 gli ettari coltivati furono circa 600. Nel 1979 fu fatta la Prima Mostra dei Vini Elbani alle Ghiaie di Portoferraio. Le Mostre durarono fino al 1994. Partecipai a quella dell’85, nella quale degustai alcuni vini, tra i quali diversi difettosi. 

Passano gli anni e nel 1990, ci fu un articolo della signora Giuliana Foresi dell’az. Vinicola La Chiusa, la quale si lamentava per la mancata formazione del Consorzio di Tutela per i vini DOC Elba Rosso e Elba Bianco, previsto dal disciplinare di produzione. Le cause sono nell’idividualismo dei produttori (non tutti), a volte benefico? Già, in Val di Cornia si faceva uso dell’enologo, all’Elba mi risulta di no. Nel 1996, suggerii alla Comunità Montana di istituire una Condotta Enologica, sarebbe stata la terza d’Italia. (la seconda d’Italia) fu in Val di Cornia da me organizzata con il patrocinio di Luigi Veronelli. Ma all’Elba, su iniziativa della stessa Comunità fu istituito un gabinetto analisi; fu ben altra cosa; Non capirono che occorreva l’enologo che andasse in azienda. Ho l’abitudine di dire la storia com’è, con fatti negativi, ma nell’Elba c’è stato e c’è anche tanto merito di cose positive, di produttori ed enologi, e i risultati si vedono da qualche tempo. Alla fine i prodotti vanno venduti e credetemi i mercati sono saturi e complessi; Occorre creare il meglio che fa sempre la differenza come prestigio ed economicamente. Vi propongo un passito dell’az. Montefabbrello. Loc Schiopparello

85% Vitigno Ansonica,15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Toscana.16% Vol. titolo alcolometrico. Colore: giallo ambrato. Profumo: etereo, intenso, caratteristico con sfumature di fiori d’arancio e frutta secca. Sapore: armonico, dall’amabile al dolce, avvolgente.

Nadio Stronchi

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