Non rinnego mai la storia. Spesso, però...
di Nadio Stronchi - martedì 10 giugno 2025 ore 07:30

I vini di oggi, la storia, la risollevano con considerazioni e lavori più professionali. Nel XVI sec, Andrea Bacci la praticava; Marchigiano, nato a San Elpidio a Mare, 1524, (Roma, 1600). Persona con cultura ampia: studi in lettere, filosofia e medicina. “Protetto da Ascanio Colonna, fu archiatra (medico di corte) di Sisto V. Divenne professore di botanica alla Sapienza, hya scritto opere di idrologia, farmacologia, zoologia e mineraologia ma, l’opera più famosa è il trattato di enologia, 1596, diviso in sette volumi.
Nel trattato si parla di vini d’Italia. Fra essi quelli di Toscana: di Cortona utili ai convalescenti, ma mediocri. Di Montepulciano: bianco e rosso robusti e profumati. Di Santa Fiora, di Acquapendente, Radicofani e Siena. Famosissimi quelli di Porto Ercole, discreti quelli del Giglio. Di maggiore cura quelli dell’Elba. Infine, quelli della lucchesia come il Trebbiano, il Biancolello, il Farinello e il Seppulino. A San Geminiano si produceva il Trebbiano e il Cotognino. Intorno Firenze quelli di Fiesole e il meraviglioso Trebbiano di San Giovanni val d’Arno, famoso anche in Francia. Andando verso nord nella Lunigiana, dove si coltiva la vite a terrazza in luoghi delle Cinque Terre.
Tra i vini spiccano quelli amabili (come lo Sciacchetrà). Il nome "Sciacchetrà" potrebbe derivare dal dialetto ligure "sciacà e trà" (schiaccia e tira) o da una parola ebraica "Shekar", indicante una bevanda alcolica pregiata. Andrea Bacci, non so se avesse tempo di riposare? Ha avuto comunque il pregio di avere riempito i vuoti culturali del suo tempo, anche ispirato dal bere vino? Magari facendo come gli odierni compilatori di guide dei vini di oggi; usando dei collaboratori un pò ovunque; Fidati e competenti? Tutto da verificare, ma anche no! Oggi, la cultura enoica è molto diffusa e qualificata. Però, la migliore soluzione è esaminare il vino di persona. In questo caso un vino della Toscana collegato alla storia del Bacci.
Colore: giallo dorato con riflessi ambrati, di bella vivacità. Profumo: intenso, caratteristico profumo di miele. Gusto: dolce, armonico, di buona struttura e di buon corpo, sensazione ampia e lunga (coda di Pavone) con retrogusto mandorlato. Non facilmente reperibile se non nei dintorni di La Spezia e Comuni. I prezzi: prendete nota della resa per ettaro e capirete. Per una volta, insieme ad amici, si può fare; gli argomenti vengono uno dietro l’altro, dopo i sorsi di vino.
Nadio Stronchi