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martedì 19 marzo 2024

PENSIERI DELLA DOMENICA — il Blog di Libero Venturi

Libero Venturi

Libero Venturi è un pensionato del pubblico impiego, con trascorsi istituzionali, che non ha trovato niente di meglio che mettersi a scrivere anche lui, infoltendo la fitta schiera degli scrittori -o sedicenti tali- a scapito di quella, sparuta, dei lettori. Toscano, valderopiteco e pontederese, cerca in qualche modo, anche se inutilmente, di ingannare il cazzo di tempo che sembra non passare mai, ma alla fine manca, nonché la vita, gli altri e, in fondo, anche se stesso.

Ultimo

di Libero Venturi - domenica 25 luglio 2021 ore 08:27

Tutti gli infettivologi, che nessuno credeva ce ne fossero così tanti nel nostro Paese, ma comunque sono scienziati e tutti gli scienziati concordano nel dire che per fronteggiare la variante Delta del Covid è necessario proseguire con le coperture vaccinali degli over 60, ma anche dei più giovani, fra i quali il virus a questo giro sembra trovare maggiore diffusione. Ma ecco che Salvini, già temerario capitano, ora si atteggia a esperto virologo - un altro! - e dichiara alla nazione che sotto i 40 anni i vaccini sono meno urgenti”. Che non pare esattamente un invito a vaccinarsi. Lui alla fine la prima dose del vaccino l’ha fatta: ha più di quarant’anni. Come la Meloni, al momento non pervenuta. Salvini poi ha paura che rincorrano suo figlio con la siringa. Ha detto così, siringa e non vaccino, per offrire, con l’immagine della rincorsa, un quadro più rassicurante e distensivo. E la Meloni evoca addirittura lo scenario orwelliano del Grande Fratello. Lei che di Fratelli se ne intende, nonché di sistemi totalitari e libertà individuali. Lega e Fratelli d’Italia sono contro il “Green Pass” per i locali pubblici. Dicono che oltretutto è inutile prevedere misure di severità, con tutti quei migranti, potenziali portatori di infezione. I migranti sono sempre nei loro pensieri e nei loro cuori. E su tutto invocano il principio di libertà. Infatti ci sono ancora 2,2 milioni di persone con più di 60 anni del tutto scoperte, che non hanno fatto nemmeno la prima dose, liberi di infettarsi e questi sarebbero affari loro e liberi di infettarci e questi invece sarebbero anche e soprattuto affari nostri.

La popolazione vaccinata in Italia è cresciuta, ma siamo ancora sotto la percentuale prevista per l’immunità di gregge: 70-80% della popolazione. Siamo al 50% circa come media nazionale di vaccinati completi. E non parliamo dei giovani - che vogliono incontrarsi, ballare, fare sport e trucci trucci cavallucci - i quali sono vaccinati in percentuali ancora più basse: tra i 12 e i 19 anni circa 6 milioni su 10,5 non hanno fatto ancora una dose e solo il 28% di chi ha tra 12 e 19 anni ha ricevuto una o due somministrazioni. E a settembre riapriranno le scuole. Non sarà il caso di rendere obbligatorio il vaccino per il personale scolastico, come è già per gli operatori sanitari? È strano sentir dire per un vaccino - quello per debellare una pandemia con 4 milioni di morti - che i giovani anche se non si vaccinano è lo stesso, anzi meglio. Uno strano affidamento sul futuro della specie. Ma del resto quando c’è la libertà c’è tutto e come si dice? La libbertà e un par de scarpe nove e poi girà tutto er monno”. Ah no, quella era la salute! Non che, salute permettendo, la libertà non sia importante, intendiamoci. Ma a questo punto il problema è chiarirsi sul significato di libertà.

Il giornalista ed opinionista Ezio Mauro dice che ideologizzare la libertà è deformarne il concetto: oggi avviene questo soprattutto ad opera dell’estrema destra e siamo entrati nell’era nuova dell’egolibertà. Del resto era già successo al pensiero liberale con il liberismo - come meglio ci avrebbe potuto dire il professor Mario Montorzi, una perdita per la nostra comunità - e a Berlusconi con la Casa delle libertà: tutte quante, e il Nostro non se n’è fatte mancare. Il fatto è che, senza essere relativisti, nel senso di fautori del pensiero debole, veramente tutto quanto è relativo. E niente è bene assolutizzare. Nemmeno la libertà. La libertà senza la giustizia ad esempio è incompleta o è poca cosa o una cosa astratta. Come non può darsi giustizia sociale senza libertà. Né ci può essere la libertà di fare qualsiasi cosa: di licenziare, di sfruttare o offendere il prossimo, di rubare agli altri, di nuocere ai tuoi simili e pure ai tuoi dissimili. Perché, qui sta il punto, la tua libertà finisce dove comincia la mia o, in ogni caso, le nostre reciproche libertà devono armonizzarsi. Nessuna può prevalere sull’altra. La libertà di parola è un bene prezioso per la democrazia, ma non necessariamente lo sono parole in libertà. Perché la libertà è ancora più forte come concetto se assunto in maniera relativa.

Quindi tu sei libero di non vaccinarti, ma non di salire su un mezzo di trasporto, né di stare in un locale pubblico o al lavoro con me che il vaccino l’ho fatto. Intanto per una questione di principio - perché vaffanculo - poi perché potresti essere un portatore del virus e trasmettermelo di nuovo, magari in uno dei suoi più riusciti travestimenti. E farmi ammalare o, anche se vaccinato, costringermi alla quarantena. Ecco: non è difficile da capire. E quindi avere il Green Pass è giusto ed utile: è la stessa “imposizione” della patente e dell’assicurazione per chi guida una macchina. A meno che quello che interessa non sia tanto il bene della comunità, quanto il consenso di coloro che invocano la libertà di fregarsene, in nome di teorie complottiste e/o riduzioniste: il virus è l’ultima macchinazione dei potenti del farmaco e della Terra, della Cina che è vicina, magari dei Savi di Sion, il virus non esiste, è un’influenza che c’ha creduto troppo. E poi c’è la paura: il vaccino è sperimentale, può farmi male e non devo essere costretto ad assumerlo. Di nuovo l’invocazione di un principio di libertà. In astratto ogni principio vale. Però dovrebbe soccorrere una sorta di “principio di realtà”, un concetto preso in prestito dalla psicologia e dilatato. La considerazione di ciò che avviene, non in una dimensione soggettiva e relativa, ma a livello planetario. Che, anche a sottoporlo ad un severo vaglio critico, non può non apparire di un’enorme gravità. Possibile che sia un abbaglio mondiale? Al di là di ogni paura e forse di ogni obbligo, vaccinarsi sarà l’unica soluzione per resistere a questo virus, non gettare al vento i nostri sacrifici, rispettare i nostri morti e riacquistare la nostra libertà.

Fatto il solito pistolotto morale, cari i miei -magari!- 25 lettori, passo a salutarvi. Sono quattro anni circa che scrivo questi “Pensieri della Domenica” e li scrivo, torturando chi li sorbisce e li legge, ogni domenica. Se no che pensieri della domenica sarebbero stati! E la maledetta benedetta domenica viene ogni sette giorni, ce ne sono 52 o 53 nel calendario gregoriano, ogni anno. I “Pensieri” sotto forma di dizionario minimo e bozze scorrette, con cui ho vessato voi e la gentile redazione, sono stati in tutto 212 con questo ultimo. Ultimo, sì. Ho settantadue anni: è l’ora per me di appendere la penna al chiodo, come feci con le scarpe di calcio tanti anni fa e con molte altre cose. Scrivere è un piacere, una passione, ma con gli anni diventa una fatica: io credo nel dovere, ma non mi piace diventi un obbligo. Peraltro autoimposto, che sono i peggiori. É tempo di chiudere il computer, di smettere di smanettare alla tastiera, di strofinare lo schermo del tablet. Mettiamola come vogliamo, ma sono vecchio, stanco e pensionato. Sono vissuto quando gli operai della Piaggio passavano sul Viale come fosse il Giro d’Italia e oggi quando si rammentano la città e queste zone si dice solo che sono a vocazione commerciale o terziaria. Anziani si nasce “e io modestamente lo nacqui”, come diceva Totò dei signori. Ero già anziano quando si pensava ad una società e ad una città che cresceva e, senza avere manie di grandezza o borie di strapaese, mi pareva perfino giusto. E così si pianificava. Ci sembrava di dare del tu al futuro. Perché ci si illudeva di dare del tu alla vita. Rivolgendosi alla quale, forse è meglio tornare al “lei”, purché non al “voi”.

Oggi si parla tanto di resilienza. Ma la resilienza è la proprietà dei materiali che hanno subito un urto di tornare al loro stato originale. Quando noi dovremmo piuttosto andare oltre il nostro stato “per seguir virtute e canoscenza”, per assecondare la nostra natura, a condizione che smettessimo di offenderla. Tutte le volte che passo dalla rotonda della Bellaria, ci giro intorno e mi pare di rivedere “Oleandra”, l’opera marmorea di Arturo Carmassi. Forse la più bella, di sicuro la più imponente che era stata installata in città. Ero presente all’inaugurazione e ricordo il Maestro avvolto nel tricolore. Carmassi è morto, Oleandra si è spezzata, caduta sul suo basamento e al suo posto c’è un’istallazione velleitaria. Quando un’opera d’arte si sciupa, la sola cosa da fare è restaurarla, rimetterla al posto. Se a Firenze si rompesse il David non solo l’originale, che quello è custodito nella Galleria dell’Accademia, ma la copia in Piazza della Signoria o quella in Piazzale Michelangelo, i fiorentini la ricostruirebbero. Dice, ma quello è il David di Michelangelo. E Oleandra è di Arturo Carmassi e chi può dire se fra molti anni non sarà considerata alla stregua delle più significative opere di arte contemporanea. Michelangelo scolpì il David da un marmo rovinato e molti artisti, oggi celebrati, ai loro tempi non furono da tutti apprezzati. Almeno quella, di resilienza, mi piacerebbe vederla, in barba ad ogni destra, ma anche ad ogni sinistra. Per tacer del centro.

Basta, siccome mi sono sempre stati sulle palle gli appartenenti al genere “laudator temporis acti”, è bene chiudere qui. Resta quel che resta. Oggi si scrive troppo e si legge poco. E anch’io non mi sono sottratto, ma per l’appunto ho molti libri arretrati da leggere o rileggere. Dopo “Non lasciarmi” e “Klara e il Sole” ho finito da poco il prefe di mio fratello, “Il gigante sepolto” di Kazuo Ishiguro, Nobel della letteratura. Ci sono frasi evocative che mi sono segnato come bisogna accontentarsi della terra” o restare invisibili allombra della storia” oppure concedete al paese il riposo della smemoratezza”.E il guerriero che dice ci sono giorni in cui bramo unombra gentile che mi segua”. Mi hanno ricordato Iosif Brodskij, letto anni fa. Arrivederci, o magari addio. / Lìbrati, impossèssati del cielo con le ali del silenzio / oppure conquista, con il vascello delloblio, il vasto mare della dimenticanza”. Rimando alla lettura del suo discorso in occasione della consegna del Nobel. Anche lui. Individualista ed esistenzialista feroce, ma ne aveva ben donde. Esule dall’Unione Sovietica. Ricordare bisogna ricordare, ma a volte dimenticare è necessario perché luomo è mostruoso più del suo scheletro”. Non sempre è mostruoso, è anche un essere prodigioso - l’etimo latino è lo stesso - ma a volte sì. State senza pensiero, come dicono a Napoli, non voglio scivolare più di tanto su questi temi sensibili, li lascio volentieri all’amico sedicente - non seducente - poeta o scrittore Marco Celati che mi considera un pedante noioso e gioirà della fine dei miei pensieri domenicali, malcelandosi dietro un formale dispiacere. Ma un amico è un amico, anche se si dice, dai nemici mi guardi Dio che dagli amici mi guardo io. E sui compagni non c’è letteratura. Scherzo, naturalmente. Ringrazio di cuore Marco Migli e la redazione di Qui News Valdera per l’ospitalità e i lettori per la pazienza e mi accomiato. Alla fine i miglior addii sono sempre quelli più brevi e, anche se questo tanto breve non è stato, per il lungo addio ci sarà tempo, spero. Chissà. Buona domenica e buona fortuna.

Pontedera, 25 Luglio 2021

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P.S. “Arrivederci, amico, non le dico addio. Gliel’ho detto quando aveva un senso. Gliel’ho detto quando ero triste, solo e alla fine”. Raymond Chandler, “Il lungo addio”.

Libero Venturi

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