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martedì 19 marzo 2024

PENSIERI DELLA DOMENICA — il Blog di Libero Venturi

Libero Venturi

Libero Venturi è un pensionato del pubblico impiego, con trascorsi istituzionali, che non ha trovato niente di meglio che mettersi a scrivere anche lui, infoltendo la fitta schiera degli scrittori -o sedicenti tali- a scapito di quella, sparuta, dei lettori. Toscano, valderopiteco e pontederese, cerca in qualche modo, anche se inutilmente, di ingannare il cazzo di tempo che sembra non passare mai, ma alla fine manca, nonché la vita, gli altri e, in fondo, anche se stesso.

​Conte 2

di Libero Venturi - domenica 01 settembre 2019 ore 08:30

Ecco ci risiamo. Avevamo appena detto, domenica scorsa, di escludere un Conte bis, perché avevamo già dato e che aveva ragione Zingaretti, sennonché anche il segretario del PD ha cambiato opinione, la preclusione è caduta e quindi, sotto i migliori auspici al sorgere della Luna Nera, riecco Conte. Il quale ci ha folgorati con un inaspettato e forte pensiero: “non diciamo Conte bis, ma Conte 2”. Addirittura 2.0 per i fanatici della tecnologia. Volendo dire: è tutta un’altra cosa. Un altro paio di maniche, per tacere della giacchetta e relativo rovescio. Tra l’altro in genere ad un sequel è sempre associato un sottotitolo, tipo “Conte 2, la vendetta”, “il ritorno dello Jedi”, “il risveglio della forza” e così via. Basta che, come nel secondo episodio di Star Wars, non sia “l’attacco dei cloni”, dovendosi conseguire discontinuità. Tantomeno “l’impero colpisce ancora”, che ve lo dico a fare. In effetti per ora su Salvini, il lato oscuro della forza, ma anche su Di Maio ha vinto proprio Conte: si è fatto forte della propria debolezza. Eugenio Scalfari se n’era già accorto, l’aveva scritto qualche domenica fa su Repubblica in ben altri pensieri che questi.

Del resto il nostro primo ministro si presenta bene: belle giacche, belli capelli. A me di faccia e portamento ricorda un po’ Dagoberto, il protagonista di un fumetto americano degli anni trenta, “Blondie e Dagoberto”, solo decisamente più inappuntabile e non così sprovveduto. Sono i tempi che corrono: più la politica è residuale, più i pensieri deboli si fanno spazio. E in politica, come chi entra papa esce cardinale, è vero anche il contrario, così mai porre veti perché si trasformano in scelte o conferme, quando meno te lo aspetti.

Insomma devo confessare che non ci capisco più granché. Capisco che un paese con Salvini e la Meloni è terribile, si è visto. Che, andando al voto con questa balorda legge elettorale, se Capitan Fracassa e la Sorella d’Italia conseguissero il 40% dei voti, potrebbero avere la maggioranza assoluta per governare e decidere perfino il futuro Presidente della Repubblica. L’Italia diverrebbe così un paese a trazione neo nazionalista, neo razzista e neo fascista, a voler dare un giudizio leggermente tranchant, ma sufficientemente chiaro. Dove “neo” sta per nuovo, ma si presenta come una macchia, un male. E lo è. Tuttavia può darsi che i consensi dell’estrema destra crescano anche con questo nuovo governo in formazione. Che il PD si logori e Renzi, che -come del resto il M5S- ora salva i posti in Parlamento, proponga un nuovo partito centrista.

Calenda intanto dal PD si è dimesso: non condivide la formazione del governo giallo rosso, preferiva il ricorso al voto e poi semmai una politica di alleanze ed aperture successive. La sua lettera di dimissioni esprime fondate ragioni. Se non fosse che è un po’ troppo “liberal” ne seguirei l’esempio. A me quest’accordo di governo non entusiasma. Molti dei 5S vengono da sinistra e dicono di essere tali. Ma mi pare dura. Non mi piacciono per nulla le loro posizioni populiste giustizialiste, stataliste e nemiche del progresso. Equidistanti dalla destra, perfino quella di Salvini. Forse era meglio il voto anche se sarebbe potuto andare peggio. E chissà se ora andrà meglio. Ma tant’è.

C’è chi pensa che l’operazione politica, sia essa di visione strategica -costruzione di una coalizione- che solo tattica -recuperare pro futuro una sintonia con l’elettorato grillino- appaia fuori portata per i gruppi dirigenti attuali. I contenuti non sembrano vicini e i presupposti non certo dei migliori. Il rischio è l’implosione dei Dem. E alcuni temono che questa sia l’idea di coloro -fra cui forse Calenda stesso- che pensano alla necessità di un partito liberal moderato -quindi non un PD con residui post sinistra storica- che si contrapponga ai sovranisti e divenga il fulcro di un nuovo sistema politico, prevalentemente proporzionale.

Che poi non ci sarebbe niente di male a ricostruire sotto altre vesti la DC e il PCI/PSI, se non che al tempo questi partiti popolari insieme rappresentavano in solido quasi tutto il paese, il popolo e quello che si chiamava, con bella e romantica definizione, l’arco costituzionale. Mentre l’estrema destra era residuale o fuori gioco. Oggi, con un quadro pressoché inverso, l’attuale centro sinistra si contenderebbe in partenza solo un misero 20%. Attenzione dunque perché, scesi sotto soglia, con un elettorato così liquido, si fa presto a scomparire. Anche per questo un tempo si considerava fondamentale “l’unità” e si festeggiava pure.

Tutto ciò, ovviamente, è vero in parte, essendo ogni punto di vista la vista da un punto e di un punto, ma sembra abbastanza lucido. E non è così strano, in questo smarrimento, che uno come Calenda, che non viene propriamente dalla sinistra storica, esprima chiaramente un pensiero che può sembrare più di sinistra di tutti. E può darsi lo sia. Anch’io francamente ero per il voto, nonostante ne avvertissi tutte le insidie. E non solo perché, come ho detto, i rischi ci sono pure a far così, ma anche perché alla fine “non si può difendere la democrazia dalla democrazia”. Alla sinistra, per dirsi tale, occorre rappresentare meglio i cittadini, i lavoratori, i giovani, l’ambiente, il progresso sociale, l’uguaglianza. Ed essere ben oltre il 20% per dirsi paese. Stare a dieta di ministri, come suggeriva Gad Lerner, non farsi attrarre a tutti i costi, sia pur per spirito di responsabilità e non per le “poltrone” dal “governismo”, personalmente non mi sarebbe affatto dispiaciuto. E penso che Conte 2 bastava già all’Inter. Ma non sono nemmeno interista.

Poi magari, chissà, io nasco anziano e pessimista: capace invece gli opposti si attraggono e sarà tutto amor che cresce! Troveremo una sintesi gioiosa, sociale e di progresso. I Pentastellati spero siano meglio di un “vaffanculo” e i Dem meglio della Lega sono di sicuro. E quanto alla dirompente metafora del Parlamento come una scatoletta di tonno da aprire, a me il tonno in scatola non piace, preferisco un bel piatto di acciughe alla povera. Volete mettere? Insomma chi vivrà vedrà. E anche chi sopravviverà. Buona domenica e buona fortuna.

Pontedera, 1 Settembre 2019

Libero Venturi

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