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Attualità sabato 27 marzo 2021 ore 10:12

Nel commercio il Covid brucia 2.000 posti

Persona che fa shopping

La pandemia presenta un conto amaro nelle stime delle categorie sulle ripercussioni della pandemia al termine del blocco dei licenziamenti



PISTOIA — Sono circa 2.000 i posti di lavoro che andranno persi in provincia di Pistoia nei settori del commercio e nel turismo allo scadere del blocco dei licenziamenti: è il conto amaro presentato dalla pandemia al tessuto economico locale che evidenzia una ferita profonda per il comparto della somministrazione e dell’accoglienza dove pesa il mancato avviamento dei rapporti di lavoro. La stima nerissima è cristallizzata nell’indagine realizzata da Confcommercio Pistoia e Prato che ha fotografato l’andamento del lavoro nell’ultimo anno sul territorio con l’intento di delineare le prospettive di occupazione per il prossimo futuro. 

Per farlo, l’associazione ha svolto una ricerca fra le proprie attività associate con personale dipendente, somministrando a un campione di circa 500 aziende nelle due province un questionario che mette nero su bianco i numeri della crisi. Da aprile 2020 a febbraio 2021 sono state 2.328.929 (dati Inps) le ore di cassa integrazione erogate per i dipendenti delle imprese del commercio al dettaglio e all’ingrosso, per le attività di ristorazione e per gli alberghi, a fronte del numero zero dell’anno precedente. 

Il quadro diventa ancor più significativo con i numeri relativi ai mancati avviamenti al lavoro: nella provincia di Pistoia, il 4° trimestre 2020 segna sullo stesso periodo del 2019 il -11% (-127 contratti) per il commercio (dettaglio e ingrosso) e il - 68% per le strutture ricettive e della ristorazione (-1807). A incidere sono senza dubbio il mancato rinnovo dei rapporti a tempo determinato e, in particolar modo, dei lavori stagionali tipicamente utilizzati nel mondo del turismo e della somministrazione. Basti pensare a cosa comporta l’assenza dei visitatori italiani e stranieri per la Valdinievole, nonché la perdita dell’intera stagione invernale e della chiusura degli impianti per la Montagna.

Tutto questo determina una gravissima ricaduta nel prossimo futuro: il 31 dicembre del 2020 i dipendenti delle attività di ristorazione e degli alberghi registrati in camera di commercio erano oltre 5.700. Secondo la stima fatta da Confcommercio sulla base della propria indagine, di questi circa 1.300 rischiano di scomparire nei prossimi mesi fra mancati avviamenti e licenziamenti, e la stessa sorte potrebbe spettare a circa 800 lavoratori delle aziende del commercio.

"Il crollo del lavoro nella provincia si è già innescato - è l'analisi di Confcommercio - ed è indispensabile mettere in campo ogni strumento per arginare la grave crisi economica e sociale che si prospetta. Servono con urgenza misure in grado di mettere in sicurezza le imprese per dare loro respiro e renderle in grado di investire sul proprio futuro e su quello dei propri dipendenti".


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