Dio sta con gli operai. Ma quali?
di Mario Mannucci - lunedì 12 ottobre 2015 ore 11:08
La morte di monsignor Enzo Lucchesini, il proposto del Duomo di Pontedera che sfilò con operai, sindacati e politici di tutti i colori contro la decisione della Piaggio di trasferire le officine meccaniche a Nusco (provincia di Avellino, Irpinia) ha ancor più consegnato alla storia cittadina la cosiddetta 'battaglia di Nusco'. Orgoglio cittadino nella quale tutti si riconoscono. Ma per i cristiani, e forse per tutti, quei fatti pongono anche un interrogativo. Un grande interrogativo. Anche se possono sembrare di più perché nel frattempo è mutato il millennio e gli operai metallurgici non sono più il pernio della cultura politica e sociale, da quegli eventi (1991-92) sono passati soltanto 23 anni. Troppo pochi per la dimensione storica ufficiale ma vicenda a furor di popolo e di memoria entrata egualmente nella storia cittadina. Dove resterà a lungo prima di passare soltanto ai libri.
Un breve riepilogo: a quei tempi la grande Piaggio che costruendo aerei da guerra, prima, e Vespe poi, era arrivata a 12 mila dipendenti per scendere a 6 mila nell'ultimo decennio del secolo scorso, era amministrata dalla famiglia Agnelli. Dunque Fiat, che pure non possedeva il pacchetto azionario di maggioranza. Ma attraverso il suo genero e poi ex genero Umberto Agnelli (1934-2004) già sposo di Antonella Piaggio (1934-1999), casa Fiat godeva ancora della fiducia della vedova di Enrico Piaggio, Paola Antonelli (1923-1999), per tutti Donna Paola. La signora di Varramista che si faceva vedere anche a Pontedera e alle inaugurazione e feste aziendali della 'Befana'.
L'ultimo decennio del secolo scorso si faceva però sempre più duro duro per la Piaggio e con trattative segretissime il vertice aziendale si accordò con la Cassa del Mezzogiorno che offriva oltre 70 miliardi per trasferire le officine motori Nusco (circa 4200 abitanti), paese dell' Irpinia che dette i natali e ora ha dato il ruolo di sindaco al grande esponente democristiano Ciriaco De Mita. Sempre con interventi della Cassa del Mezzogiorno, a Nusco era già stata trasferita la fonderia Piaggio, ma in quel caso nessuno protestò a Pontedera perché il lavoro in fonderia era duro, e sempre a Nusco si era istallata un'azienda pontederese col progetto, non durato a lungo, di realizzare la Jeep italiana.
A Pontedera scoppiò invece la rivolta quando fu comunicato il trasferimento delle officine meccaniche, le seconde per addetti, allora circa 2000, dietro i montaggi. Ci furono immediati scioperi cortei, comizi e interventi e iniziative di solidarietà, mentre i sindacati nazionali appoggiavano il trasferimento, motivato dalla Piaggio come necessario per il futuro dell'azienda intera, a corto di finanze. E qui entra in ballo il compianto monsignor Enzo Lucchesini che d'accordo con l'arcivescovo Plotti si schierò moralmente e concretamente, sfilando con loro, dalla parte dei lavoratori, sindacati, forze politiche, sociali, e popolo pontederese. Ne nacque anche un avvicinamento fra Chiesa e sinistra locale da decenni in contrasto, avvicinamento dal quale nascerà l' Ulivo cittadino, il movimento guidato da Prodi che venne a Pontedera e pranzò nella villa di Varramista col sindaco Enrico Rossi e Giovannino Agnelli, diventato nel 1993 il presidente della Piaggio che rinunciò al progetto di Nusco.
Battaglia vinta, fu detto e gridato con orgoglio.Ma in questa sede interessa soprattutto raccontare che mentre la Chiesa cittadina e Pisana stava con gli operai pontederesi e pisani, il vescovo di Avellino, Gerardo Pierro, mandò un messaggio dall'altare della messa natalizia di Avellino affinché Pontedera e la Toscana, questo il succo del suo appassionato appello, manifestassero solidarietà al sud e appoggiassero il trasferimento in Irpinia dove la mancanza di lavoro era assai più tragica rispetto a quella di Pontedera. E da questo punto di vista, monsignor Pierro aveva indubbiamente ragione.
Ma allora, eccoci alla conclusione, con quali operai stava, o doveva stare Nostro Signore? La storia è piena di contrasti anche guerreschi guidati e voluti anche da ecclesiastici di tutte le fedi _ due per tutti: le crociate bandite da Papa Urbano II al grido di 'deo vult', Dio lo vuole, e la sfida mondiale lanciata ora dai musulmano integralisti dell'Isis _ così come è piena di ecclesiastici caritatevoli. A cominciare da San Francesco, nella cui scia si sta inserendo Papa Francesco. Ma nel caso Nusco, Dio con chi doveva stare? Non sappiamo rispondere, ma da due decenni chi scrive si domanda quale fosse, e sia, la risposta giusta.
Mario Mannucci