Spettacoli martedì 24 giugno 2025 ore 08:06
Un intero nuovo Festival per celebrare il jazz

Le atmosfere liberty della città termale si preparano ad accogliere inedite suggestioni sonore con grandi maestri. Intervista a Marco Micheli
MONTECATINI TERME — Inedite suggestioni sonore arrivano a Montecatini Terme, che inaugura un nuovo appuntamento culturale destinato a lasciare il segno: arriva la prima edizione del Montecatini Jazz Festival, in programma dal 26 al 28 Giugno 2025 tra le architetture liberty, i viali alberati e le atmosfere eleganti della storica città termale toscana. Tutti gli eventi sono ad ingresso gratuito.
Pensato come un ponte tra arte, benessere e alta formazione musicale, il festival è promosso da Officine della Cultura con il sostegno del Comune di Montecatini Terme e nasce con l’intento di rendere il jazz una presenza viva, accessibile e coinvolgente per il pubblico di ogni età.
Per tre giorni Montecatini diventerà un laboratorio a cielo aperto: concerti serali in piazza del Popolo, incontri, workshop e momenti di condivisione daranno vita a una rassegna che mira a conquistare un posto d’onore nel panorama culturale toscano e nazionale.
Tra concerti e formazione
Al centro del programma, infatti, non ci sono solo i concerti - tra i protagonisti The Red Dimes, JOTC Open Orchestra, Dixie Brothers, Perugia Big Band, Lorenzo Polidori, Jazz Friends - ma anche una proposta formativa di alto livello: un workshop di musica jazz aperto a musicisti e studenti di tutte le età, guidato da alcuni dei nomi più autorevoli del panorama jazzistico italiano: Christian Meyer (batteria), Massimo Colombo (pianoforte), Marco Micheli (contrabbasso / basso elettrico) e Max Ionata (sassofono).
Il gran finale è atteso per sabato 28 Giugno, con il concerto di chiusura che vedrà riuniti sul palco i quattro musicisti in una formazione d’eccezione.
Un’occasione imperdibile per ascoltare dal vivo alcuni tra i più brillanti interpreti del jazz contemporaneo italiano, capaci di fondere esperienza, virtuosismo e passione in una performance ricca di energia e libertà espressiva. Programma e informazioni su: www.montecatinijazzfestival.it.
Marco Micheli: "Quando suoniamo, ricordarsi di ascoltare"
In attesa di vivere insieme questa prima, entusiasmante edizione del Montecatini Jazz Festival, abbiamo chiesto a Marco Micheli di raccontarci cosa significa per lui questa esperienza ad un passo da casa.
Ecco cosa ci ha raccontato.
Marco, dopo una lunga carriera tra palchi internazionali e collaborazioni prestigiose, sei tornato a vivere e insegnare nella tua terra d’origine. Cosa ha significato per te questo ritorno in Toscana, tra Lucca e Montecatini?
"Sono tornato a vivere a Lucca subito dopo la complicata esperienza del Covid, in quel periodo insegnavo al Conservatorio di Milano e ho cominciato a sentire la necessità di tornare a Lucca, ne avevo proprio bisogno. Poi mi sono trasferito al Conservatorio di Firenze. Oltre allo splendido Conservatorio Cherubini, ritrovare dei miei vecchi amici e bravissimi musicisti e conoscerne di nuovi davvero formidabili mi ha fatto capire che la scelta di tornare era stata giusta".
Al Montecatini Jazz Festival sarai protagonista sia del workshop che del concerto con la superband di Christian Meyer. Cosa ti entusiasma di più di questa doppia esperienza?
"Ho saputo che al workshop parteciperanno dei bravi musicisti, sarà interessante interagire con loro, fornendo una mia idea di come penso la musica".
"Con Christian ho suonato tanto, con lui ho fatto il mio primo disco nell’87, poi avevamo anche un trio con il grande 'Naco', un grande percussionista e grande amico scomparso prematuramente. Anche con Massimo Colombo ho suonato tanto, ho fatto molti dischi in varie formazioni. Con Massimo e Christian ci lega una lunga storia di musica e di amicizia. Max Jonata è una conoscenza più recente, ho suonato per un po’ nel suo quartetto ed è uno tra i miei sassofonisti preferiti".
Il workshop che guiderai con altri grandi nomi del jazz punta molto sull’interplay e l’identità musicale. Cosa ti piacerebbe che i giovani musicisti portassero a casa da questa esperienza?
"Per prima cosa consiglierò di ascoltare tanta musica. Invece, quando suoniamo, di ricordarsi di ascoltare, proporre e di interagire con quello che succede attorno".
Il concerto con Christian Meyer, Max Ionata e Massimo Colombo promette scintille. Come nasce questa collaborazione e che tipo di energia porterete sul palco?
"Questa è una formazione messa in piedi da Christian e devo ringraziarlo per la bella idea. Suonare con musicisti dalla personalità come loro rende tutto facile e naturale, basta ascoltarli".
Il jazz, anche in Toscana, sta vivendo una nuova vitalità, grazie a festival come questo. Che ruolo pensi abbiano le iniziative locali nella diffusione della cultura jazzistica?
"Vero, al momento c’è molta vitalità: rassegne, festival, club, la stampa e i buoni conservatori hanno sicuramente creato un circuito. Ci sono musicisti fortissimi, credo che in questo la buona didattica abbia avuto il suo peso".
Hai collaborato con artisti come Chet Baker, Enrico Rava, Paolo Fresu, Bruno Tommaso... In che modo queste esperienze hanno influenzato il tuo approccio alla didattica e all’improvvisazione?
"La prendo un po’ larga e dico due cose sull’inizio della mia carriera; quando abitavo a Lucca venni in contatto tramite un mio amico con Ginger Baker, batterista dei 'Cream' - una leggenda! -, che mi chiese di partecipare ad un suo tour ovviamente rock. Era l’82 e suonammo per 2 mesi tutte le sere in tutta Europa. Anni dopo, mi capitò di suonare con l’altro Baker, Chet… esperienze diverse da cui ho imparato molto. Pochi anni dopo lasciai Lucca e mi trasferii a Milano".
"Andai in quella città per un puro caso. Capitò che Gil Cuppini grande e storico batterista mi sentì suonare a Camaiore (credo) e mi chiese se ero interessato a lavorare in orchestra Rai di Milano. Poco tempo dopo mi chiamarono per fare un mese di prova. Non ci credevo. Andò bene e Milano diventò la mia città. Erano gli anni del capolinea e c'erano anche molti altri posti per suonare e ascoltare musica. È stato un gran bel periodo, si suonava e si imparava ogni giorno. Per la didattica il processo è stato più lento ma tutte le esperienze fatte mi aiutano sicuramente ad insegnare oggi".
Guardando alla tua carriera, cosa ti emoziona ancora oggi nel suonare il basso dal vivo, magari proprio in un contesto come quello all’aperto di Montecatini Terme?
"Mi emoziona ogni cosa, essere comunicativo mi interessa particolarmente, cercare il mio suono, lasciarmi alle spalle ogni eventuale tensione, pensare solo alla bellezza della musica. E poi avrò la fortuna di condividere il tutto con Christian, i due Max e con il pubblico presente".
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