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Attualità martedì 02 febbraio 2021 ore 12:42

L'amore cura e salva un papà da ictus e Covid

Riccardo Pieri con la moglie Michela
Riccardo Pieri con la moglie Michela

Ricoverato con ictus e positivo al virus, all'ospedale San Jacopo decidono che solo l'affetto della famiglia poteva dare la marcia in più alle terapie



PISTOIA — L'amore cura. Lo sa bene Riccardo Pieri, 51enne papà di due gemellini di 7 anni, che dall'affetto dei suoi familiari ha ricevuto la marcia in più all'efficacia delle terapie salvandosi dall'ictus che lo aveva colpito e dal Covid-19 da cui era stato infettato. La storia arriva dall'ospedale San Jacopo di Pistoia dove da tempo è stato elaborato un piano che inserisce il valore relazionale familiare all'interno del percorso terapeutico, con tanto di iscrizione delle visite in cartella clinica. Partito in fase sperimentale nel 2020, adesso il progetto è protocollo in tutti gli ospedali del Pistoiese (vedi articolo sotto).

La storia di papà Riccardo ne dimostra l'efficacia: "Gli affetti innanzi tutto. Sono stati quelli che hanno fatto scattare la molla e dato a Riccardo Pieri la spinta per guarire", racconta Silvia Pierinelli, coordinatrice infermieristica dell'area Covid-19 del San Jacopo. "Era necessario un recupero clinico veloce, vista anche la giovane età del paziente, e abbiamo pensato che solo la famiglia potesse aiutarlo". 

Il signor Pieri era da prima ricoverato nel reparto neurochirurgico a Careggi. Prima di Natale è stato trasferito al San Jacopo, nell'area Covid-19 diretta dal dottor Gabriele Nenci. La sua diagnosi era di ictus e con positività al Covid. Nei giorni successivi alla fibrinolisi e sempre seguito dal team della neurologia diretta dal dottor Gino Volpi aveva recuperato quasi completamente l'ambito motorio. Rimanevano una grave disfagia oltre ad afasia, spiega la nota della Asl Centro. Tradotto: non si alimentava più autonomamente e pertanto era portatore di sondino naso gastrico e, in più, non riusciva a comunicare ed era anche molto depresso.

La coordinatrice infermieristica, dopo un confronto con i colleghi, ha ritenuto indispensabile il supporto della famiglia. Purtroppo, anche la moglie Michela doveva attendere il risultati del tampone ed era in quarantena. Non c'era che far ricorso alle nuove tecnologie per mettere in comunicazione - in parallelo al percorso con logopedisti, fisioterapisti e psicologi - moglie e bambini col capofamiglia.

Poi, non appena la signora Michela è risultata negativa al virus, gli infermieri hanno organizzato la sua visita in reparto per coinvolgerla nel piano assistenziale predisposto per il marito: "Ha funzionato per sbloccare la situazione clinica e avviarla verso il pieno recupero", conferma Pierinelli. L'immediata interazione con la moglie, il sollievo di non sentirsi solo e le terapie hanno portato, insieme, alla guarigione: il signor Riccardo ha iniziato ad alimentarsi da solo e, dopo un breve periodo in riabilitazione presso un'altra struttura ospedaliera, è tornato a casa. Dovrà proseguire il percorso di recupero presso l'ospedale, ma intanto ha inviato al reparto le sue foto fuori a pranzo con la moglie Michela.


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