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Attualità sabato 20 luglio 2024 ore 19:10

Artigianato toscano col freno a mano dell'inflazione

cartiera
Il settore carta ha registrato una performance fra le peggiori

E’ stato presentato il X Rapporto annuale di settore realizzato dall’Osservatorio di Ebret. Scarsa fiducia nel futuro. I dati provinciali e di settore



TOSCANA — Col freno a mano dell'inflazione tirato, cresce ma non corre l'artigianato toscano: dopo la fase di ripresa che ha caratterizzato l’immediato periodo post-Covid, il settore sta attraversando un rallentamento congiunturale. Nel 2023 si è registrato un generalizzato indebolimento degli indicatori, entro un quadro di crescenti segnali di sofferenza evidenti soprattutto in alcune filiere produttive ma anche di discreta capacità di tenuta. 

Nelle aspettative degli imprenditori, tuttavia, le difficoltà riscontrate sono destinate a persistere e a tradursi, nel corso del 2024, in un ulteriore peggioramento delle performance realizzate. Sono queste le principali indicazioni contenute nel X Rapporto annuale sul settore artigiano presentato nei giorni scorsi a Firenze e realizzato dall’Osservatorio Imprese Artigiane dell’Ebret sulla base di un’indagine realizzata su oltre 750 imprese artigiane con dipendenti localizzate sul territorio regionale.

Nel 2023, il fatturato delle imprese artigiane toscane ha fatto registrare una nuova crescita (+2,2%), ma tale incremento è risultato in evidente attenuazione rispetto al +5,2% del 2022 e +7,9% del 2021, oltre che interamente eroso da un tasso di inflazione più elevato

A livello settoriale, i migliori risultati sono stati messi a segno da meccanica (fatturato +9,6%), lavorazione dei minerali non metalliferi (+8,5%) e installazione di impianti (+7,0%), mentre prodotti in metallo (-1,4%), abbigliamento (-2,3%) e carta-stampa (-5,0%) hanno fatto registrare le peggiori performance

Le difficoltà del sistema moda – oltre all’abbigliamento, anche il tessile ha riportato un fatturato di segno negativo, mentre la concia-pelletteria-calzature ha chiuso sui livelli del 2022 – hanno penalizzato soprattutto i territori di Prato, unica fra le 10 province toscane a far registrare una contrazione del volume d’affari (-0,7%), di Firenze (+1,7%) e di Pisa (+1,4%). All’estremo opposto della graduatoria troviamo invece Siena, che ha messo a segno la migliore performance (+4,6%), seguita dal territorio apuo-versiliese di Massa-Carrara (+4,4%) e Lucca (+3,5%).

Tiene l'occupazione

I livelli occupazionali hanno fatto registrare un lieve incremento: +0,2% rispetto al 2022, pari a circa 300 unità in più. Alla tenuta dell’occupazione ha contribuito in maniera determinante il sostegno derivante dagli interventi di integrazione salariale. Nel 2023 in Toscana le ore di cassa integrazione rendicontate al Fondo di Solidarietà Bilaterale dell’Artigianato sono state oltre 1,3 milioni, equivalenti a circa 700 lavoratori-anno a tempo pieno. 

In Toscana l’utilizzo del Fondo è stato particolarmente intenso, con un importo rendicontato pari a quasi 14 milioni di euro, oltre il doppio rispetto ai 6,2 milioni di euro del 2022 e nettamente al di sopra dell’incremento medio registrato a livello nazionale (+47%).

Il saldo occupazionale leggermente positivo, inoltre, rappresenta la sintesi di andamenti di segno opposto a livello di macro-settore. Il contributo negativo del manifatturiero (-436 dipendenti, pari a -0,6%) è stato infatti più che compensato dall’incremento dei servizi (+535 unità e +1,6%), oltre che dagli apporti dell’edilizia (+46 dipendenti) e degli altri settori (+156). 

Nei servizi, la crescita è apparsa diffusa fra i vari comparti, mentre a portare in negativo l’andamento occupazionale del manifatturiero sono state soprattutto le difficoltà della filiera pelle, che ha perso ben 778 unità (-5,7%). 

Anche il ricorso a Fsba conferma le forti difficoltà attraversate dai comparti della concia-pelletteria-calzature, che hanno assorbito circa un terzo delle risorse rendicontate in Toscana nel 2023, per un totale di 5,5 milioni di euro (importo quasi triplicato rispetto al 2022).

Credito e capitale

L’intonazione fortemente restrittiva delle politiche monetarie ha avuto riflessi negativi sulle condizioni di accesso al credito, giudicate in peggioramento dal 31% dei rispondenti, la quota più elevata dal 2018. 

Complice anche un minor fabbisogno finanziario, i prestiti concessi dal sistema bancario alle imprese artigiane hanno così subìto una decisa flessione (-8,4%), senza tuttavia che ciò si sia tradotto in effetti altrettanto negativi sui processi di accumulazione del capitale, dal momento che la quota di aziende artigiane che hanno investito (33%) è rimasta sostanzialmente in linea sui livelli del 2022 (34%).

Prospettive ancora incerte hanno tuttavia inciso negativamente sui processi di investimento legati alla creazione di impresa, determinando una diminuzione delle iscrizioni ai registri camerali pari al 6,9% rispetto al 2022.

Nubi all'orizzonte

I primi dati disponibili sull’inizio del 2024 sembrano confermare un ulteriore indebolimento del ciclo congiunturale attraversato dall’artigianato toscano (fra Gennaio e Aprile gli interventi del Fondo di Solidarietà hanno evidenziato una nuova accelerazione, con un valore degli importi rendicontati più che raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2023) ed anche le aspettative degli imprenditori artigiani sembrano orientate alla cautela, con venature di maggior pessimismo rispetto a quelle formulate un anno fa.

La quota di coloro che prevedono un aumento del proprio fatturato è scesa al 13% (era al 21% nella rilevazione di inizio 2023), determinando una flessione attesa del fatturato che, secondo le previsioni, si attesterebbe al -0,9%.

In modo simile, anche le aspettative sull’occupazione sembrano volgere in negativo, con un saldo fra aumenti e diminuzioni pari a -0,5 punti percentuali (era +7,9% lo scorso anno).

In conseguenza, probabilmente, del progressivo allentamento atteso sul fronte delle politiche monetarie, risultano invece per il momento stabili le aspettative legate ai processi di accumulazione del capitale; la percentuale di imprese che prevedono di realizzare investimenti nel 2024 si attesta infatti al 20%, lo stesso livello registrato in termini previsionali nel corso della precedente indagine.


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