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Attualità domenica 17 novembre 2024 ore 13:04
Aumentano i liberi professionisti in Toscana
I numeri restano però ancora al di sotto dei valori prepandemici. Tra i liberi professionisti le donne sono più del 37%
TOSCANA — Torna a crescere il numero di liberi professionisti attivi in Toscana, anche se con valori ancora al di sotto dei livelli prepandemici.
E' quanto emerge dal Rapporto sulle libere professioni 2023 redatto da Confprofessioni, secondo cui proprio la pandemia da Covi-19 avrebbe contribuito a a spingere molti verso il lavoro subordinato. E a cercare un’alternativa alla libera professione sarebbero i più giovani.
Buone nuove sul fronte dei redditi medi annui: 25.983 euro contro i 24.446 del 2019. Nell’ultimo triennio la maggior crescita dei profitti è stata registrata tra geometri, medici e odontoiatri, ingegneri e architetti, anche se nel complesso, evidenzia Confprofessioni, "La percentuale di aumento resta assai esigua".
Il rapporto premia la Toscana sotto il profilo del rapporto di genere. E’ proprio nella nostra regione che si palesano infatti i migliori risultati, con le donne che sono il 37,7% dei liberi professionisti.
Gli uomini sono occupati in larga misura nelle professioni di area tecnica (19,7%), nei servizi alle imprese e tempo libero (19,5%) e nelle professioni che rientrano nel macrosettore commercio, finanza e immobiliare (17,9%). Tra le donne il settore professionale prevalente è quello delle professioni sociosanitarie, dove opera circa una libera professionista su 4 (24,1%). Seguono le professioni non ordinistiche dei servizi alle imprese e tempo libero (17,5%) e le professioni legali (16,2%). Nel 2023 il 77,7% delle libere professioniste possiede una laurea, contro il 58,7% dei colleghi maschi.
“Ciò che il rapporto evidenzia - commenta il presidente di Confprofessioni Toscana, Ivo Liserani - sono le difficoltà che attraversano i liberi professionisti che operano in studi unipersonali o non riescono a fare aggregazione e quindi soprattutto i giovani, che preferiscono in parte rinunciare alla propria autonomia di fronte a una promessa di assunzione in uno studio più strutturato oppure guardando al pubblico e quindi a un reddito fisso. E’ pertanto necessario individuare forme in grado di favorire questa integrazione e forme di collaborazione che permettano lo sviluppo di nuove professionalità, oltre che spingere le regioni a finanziare questi percorsi imprescindibili per scongiurare un graduale depauperamento delle piccole aziende”.
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