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"Pazienti giorni in barella al pronto soccorso"

Torna alla carica il sindacato degli infermieri Nursind sul reparto di emergenza urgenza dell'ospedale San Jacopo: "Manca distanziamento anti Covid"

"La Asl non può smentire i fatti emersi: il sostare dei pazienti per più giorni all'interno del pronto soccorso, lo stazionare di questi su barelle per giorni e giorni, l'impossibilità di garantire loro il corretto distanziamento a causa degli spazi ridotti”. Torna alla carica il sindacato degli infermieri Nursind circa la situazione nel pronto soccorso dell'ospedale San Jacopo di Pistoia. Tre settimane fa i rappresentanti degli infermieri avevano segnalato l'affollamento di pazienti senza il distanziamento di sicurezza anti Covid-19, e la vicenda è anche finita in parlamento con un'interrogazione della senatrice Barbara Masini (Fi). Dalla direzione del presidio era arrivata a stretto giro la replica secondo cui: "Non ci risultano attese così lunghe".

E ora? E ora il Nursind riparte all'attacco: “Rimandiamo al mittente le accuse di strumentalizzazione di una situazione di emergenza: come sindacato continuiamo a ritenere doveroso dare voce a chi combatte ogni giorno in prima linea non solo contro la pandemia, ma contro la disorganizzazione del sistema sanitario”. E ancora: “Di fronte a denunce comprovate e documentate – sottolinea la segretaria provinciale di Nursind Rosa Scelta – l’Asl Toscana Centro accusa Nursind di strumentalizzare le situazioni critiche, ma non può smentire i fatti emersi: il sostare dei pazienti per più giorni all'interno del pronto soccorso, lo stazionare di questi su barelle per giorni e giorni, l'impossibilità di garantire loro il corretto distanziamento a causa degli spazi ridotti”.

“Gli operatori sanitari, in qualità di pubblici ufficiali secondo il criterio funzionale per l'attività svolta, rivolgendosi a Nursind hanno potuto dare visibilità inoltre al proprio disagio, alla propria stanchezza, a cui si aggiungono senso d'impotenza e scoramento che quotidianamente provano. Oltre che a combattere ‘quotidianamente la guerra’ di cui scrive anche l'Azienda, infatti, gli operatori devono combattere, fisicamente e psicologicamente, contro la disorganizzazione e la confusione pericolosa di percorsi assistenziali elaborati mesi addietro e mai più rivisti né tantomeno adattati alla diffusione delle varianti; disorganizzazione e confusione che partono da un Pronto Soccorso ma che a cascata si riversano poi nei vari reparti e territori”, fa notare Scelta.