Questo sito contribuisce alla audience di 
QUI quotidiano online.  
Percorso semplificato Aggiornato alle 07:00 METEO:PISTOIA17°  QuiNews.net
Qui News pistoia, Cronaca, Sport, Notizie Locali pistoia
mercoledì 12 novembre 2025
Tutti i titoli:
corriere tv
Educazione sessuale a scuola, Valditara: «Falsità sui femminicidi, vergogna». E scoppia la protesta in Aula
Educazione sessuale a scuola, Valditara: «Falsità sui femminicidi, vergogna». E scoppia la protesta in Aula
new

HIV, confermata efficacia e sicurezza di terapie e PrEP long acting

ROMA (ITALPRESS) – Il trattamento e la prevenzione dell’HIV stanno vivendo una profonda trasformazione grazie ai farmaci iniettabili a lunga durata d’azione, i cosiddetti long-acting, capaci di mantenere efficacia e tollerabilità con una sola somministrazione ogni due mesi. E’ quanto emerso dal 20° Congresso della European AIDS Clinical Society (EACS) che si è svolto nelle […]



ROMA (ITALPRESS) – Il trattamento e la prevenzione dell’HIV stanno vivendo una profonda trasformazione grazie ai farmaci iniettabili a lunga durata d’azione, i cosiddetti long-acting, capaci di mantenere efficacia e tollerabilità con una sola somministrazione ogni due mesi. E’ quanto emerso dal 20° Congresso della European AIDS Clinical Society (EACS) che si è svolto nelle scorse settimane a Parigi, dove sono stati presentati decine di studi dedicati alle nuove terapie e strategie preventive.Per il trattamento, le ricerche confermano che le terapie long-acting a base di cabotegravir e rilpivirina, somministrate ogni due mesi, garantiscono un controllo dell’infezione pari o superiore al 90%, con pochissimi casi di fallimento virologico (inferiori all’1%) e un’eccellente tollerabilità. Lo studio Long-ICONA, condotto nell’ambito della coorte italiana ICONA, ha coinvolto circa un centinaio di persone con HIV che sono passate dalla terapia orale quotidiana alla combinazione iniettabile bimestrale di cabotegravir e rilpivirina.“Si tratta di uno studio prospettico che ha valutato non solo la risposta virologica, ma anche parametri biologici peculiari come le concentrazioni plasmatiche del farmaco e i marcatori infiammatori – commenta Andrea Giacomelli, infettivologo, Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche; ASST Fatebenefratelli Sacco; Consigliere SIMIT – I risultati mostrano che non vi è nessuna variazione significativa dell’infiammazione sistemica e i livelli di farmaco sempre sopra la soglia di efficacia, confermando la sicurezza del trattamento nel tempo. Inoltre, nessun partecipante ha presentato concentrazioni subottimali di farmaco”.Tra i lavori presentati a EACS 2025, spiccano una metanalisi di studi osservazionali sull’uso del cabotegravir/rilpivirina in real life in oltre 2mila persone con HIV e lo studio VOLITION, che ha esplorato tra gli operatori sanitari la percezione e la fattibilità della terapia iniettabile. ‘La metanalisi conferma una efficacia superiore al 90% a 12 mesi, con tassi di fallimento virologico intorno all’1% e interruzioni legate soprattutto al dolore nel sito d’iniezione. VOLITION, invece, ha raccolto le opinioni dei clinici, che considerano questa strategia semplice e gestibile, anche nelle fasi precoci del trattamento – spiega Andrea Giacomelli – E’ una nuova importante opportunità di scelta per la persona con HIV: poter passare da una terapia orale quotidiana a una somministrazione bimestrale controllata dal centro rappresenta un cambio di paradigma”.Dati sull’applicazione concreta del trattamento con cabotegravir e rilpivirina sono emersi anche dallo studio SCohoLART dell’IRCCS San Raffaele di Milano, che ha seguito 549 persone con HIV virologicamente soppresse per una mediana di 24 mesi dopo il passaggio alla terapia iniettabile long-acting.“Abbiamo osservato che il 99% dei pazienti mantiene la soppressione virale dopo due anni, con solo sei casi di fallimento virologico, tutti rientrati a viremia non rilevabile dopo il cambio di terapia – spiega Camilla Muccini, infettivologa, Ospedale San Raffaele -. L’aderenza è altissima: oltre il 98% delle iniezioni è stato effettuato nella finestra prevista, grazie al monitoraggio diretto da parte del centro. Lo studio ha inoltre evidenziato un miglioramento del profilo immunologico, con un aumento del rapporto CD4/CD8 legato a una riduzione dei linfociti CD8, e benefici sul piano metabolico e renale: riduzione del colesterolo LDL e miglioramento della funzione renale, senza variazioni di peso. Questi risultati ci dicono che la terapia long-acting è non solo efficace e tollerata, ma anche capace di preservare l’equilibrio metabolico e immunologico nel lungo periodo”.Per quanto riguarda le opzioni di Profilassi Pre-Esposizione (PrEP) a lunga durata d’azione, in particolare, è emerso che il cabotegravir long acting si distingue per una migliore tollerabilità rispetto ad altre formulazioni: lo studio CLARITY mostra che il 90% dei partecipanti, dopo aver provato una singola dose di entrambi i trattamenti, e l’86% degli operatori sanitari, hanno espresso una preferenza per cabotegravir. Lo studio CLARITY ha coinvolto 63 adulti senza infezione da HIV in un crossover (ogni partecipante ha ricevuto entrambe le formulazioni in momenti diversi): una singola iniezione intramuscolare di cabotegravir e due iniezioni sottocutanee di lenacapavir. Dai risultati sono emersi dati interessanti: il 69% dei partecipanti ha giudicato cabotegravir “molto o totalmente accettabile”, contro il 48% per lenacapavir; il 90% dei partecipanti e l’86% dei medici ha preferito cabotegravir; le reazioni nel sito d’iniezione (noduli, arrossamenti, gonfiori) sono risultate 4,4 volte più frequenti con lenacapavir rispetto a cabotegravir; in generale, nessun evento avverso grave è stato registrato.“Nello studio CLARITY abbiamo il primo confronto diretto tra due opzioni iniettabili per la PrEP – spiega Davide Moschese, infettivologo dell’Ospedale L. Sacco, Milano -. Entrambe estremamente efficaci nel prevenire l’infezione da HIV, ma la preferenza per cabotegravir mostra quanto la tollerabilità e l’accettabilità dipenda dalla percezione dell’utente. Sebbene si tratti di risultati preliminari, questi dati mostrano un primo passo verso un approccio sempre più personalizzato alla prevenzione che può essere realizzato esclusivamente con la disponibilità di diverse strategie che si adattino alle esigenze e percezioni del singolo individuo”.“I risultati dello studio CLARITY sono i primi dati randomizzati sul confronto di tollerabilità ed accettabilità tra le due principali opzioni di PrEP iniettabile – commenta Valentina Mazzotta responsabile dell’ambulatorio per il counseling, il test e la profilassi dell’infezione dell’HIV e delle infezioni a trasmissione sessuale presso l’INMI Spallanzani di Roma – I dati acquisiti in favore di cabotegravir sono preliminari, ma molto importanti perchè mostrano come l’esperienza di somministrazione possa influenzare l’accettabilità delle nuove formulazioni long acting. Capire le differenze in termini di percezione e accettabilità aiuta le persone e i loro medici a scegliere ciò che meglio si adatta al proprio stile di vita, costruendo una prevenzione efficace e sostenibile. I risultati a lungo termine ci aiuteranno a capire se queste differenze si manterranno nel tempo e come potranno incidere sull’aderenza nella pratica reale”.“Lo studio CLARITY evidenzia ancora una volta come la persona debba essere al centro delle scelte preventive – aggiunge Silvia Nozza, infettivologa, Ospedale San Raffaele, Milano -. La sensazione di normalità e benessere, anche rispetto al dolore che si prova nel punto di iniezione e a piccoli effetti collaterali, l’importanza di limitare lo stigma, sono elementi cruciali: la prevenzione funziona se le persone l’accettano”.Accanto allo studio CLARITY, sono stati presentati anche i primi dati europei nella pratica clinica, in real world, sull’uso di cabotegravir long acting per la PrEP. La ricerca, condotta dagli ospedali Sacco di Milano e dall’INMI Spallanzani di Roma, ha coinvolto oltre 300 persone che hanno scelto la PrEP iniettabile nell’ambito di un programma di accesso esteso. I risultati mostrano ottima tollerabilità, con reazioni locali per la maggior parte lievi e transitorie; nessuna nuova infezione da HIV registrata dopo una mediana di 28 settimane; tasso di continuità del trattamento del 92%; inoltre, motivi di interruzione sono stati solo per un terzo legati alla tollerabilità del farmaco, mentre molto più spesso sono stati legati al cambiamento delle condizioni personali di esposizione a rischio di HIV (come l’ingresso in una relazione stabile monogama).“Abbiamo privilegiato l’accesso alla PrEP iniettabile per persone che non potevano o non volevano usare la PrEP orale, come chi aveva intolleranze o difficoltà di aderenza – spiega Davide Moschese – I dati sono molto incoraggianti: elevata accettabilità, nessuna infezione, e un’aderenza superiore al 90%. E’ un segnale forte del potenziale di questa nuova modalità di prevenzione, che permette di ridurre i vincoli e offrire maggiore libertà e una protezione duratura”. – Foto Diessecom – (ITALPRESS).

Se vuoi leggere le notizie principali della Toscana iscriviti alla Newsletter QUInews - ToscanaMedia. Arriva gratis tutti i giorni alle 20:00 direttamente nella tua casella di posta.
Basta cliccare QUI

Ti potrebbe interessare anche:

Iscriviti alla newsletter QUInews ToscanaMedia ed ogni sera riceverai gratis le notizie principali del giorno