Cronaca

I troppi imbianchini dell'imprenditore pachistano

Al centro dell'inchiesta sull'immigrazione irregolare il titolare di una ditta di tinteggiatura. Fra i 19 agli arresti c'è anche una ex poliziotta

Hanno pagato fino a 1.500 euro per il rinnovo del permesso di soggiorno e fino a ottomila euro per un ricongiungimento familiare gli  afgani, pachistani, albanesi e marocchini finiti nella rete di un'organizzazione specializzata nell'immigrazione irregolare. 

La banda è stata smantellata grazie ad un'inchiesta della Polizia iniziata per l'elevato afflusso di domande per il rinnovo dei permessi piovute sulla questura di Pistoia nel dicembre 2015.

Il sistema ruotava intorno al titolare pachistano di una ditta di imbiancatura, l'unico finito in carcere: per ottenere i falsi permessi, tutti gli immigrati coinvolti risultavano assunti dalla sua società come imbianchini. E una volta espletate tutte le procedure, l'imprenditore investiva i proventi in case e terreni in Pachistan.

Agli arresti domiciliari anche una ex agente di polizia oggi in pensione che a suo tempo lavorava proprio nell'ufficio immigrazione. E' stato invece sospeso dalle funzioni un dipendente della locale prefettura così come sono stati interdetti temporaneamente dalla professione un commercialista di Montecatini e una ragioniera di Agliana. Tutti e tre procuravano all'imprenditore pachistano la falsa documentazione da allegare alle pratiche per la regolarizzazione degli immigrati. Altre persone, di nazionalità italiana, attestavano di ospitare questi ultimi oppure di averli alle loro dipendenze.

Nelle maglie dell'inchiesta è finito anche un revisore contabile con studi a Pistoia e a Montecatini.

Gli inquirenti ritengono che l'organizzazione abbia corrotto altri funzionari in servizio presso enti pubblici.