Attualità

Via al taglio delle prefetture, anzi no

Dietrofront sulla misura che era stata inserita in una bozza di decreto a settembre. Ora i risparmi saranno trovati altrove

Un mese di proteste e di incontri a livello istituzionale. Non tanto per Pistoia, la cui prefettura sarebbe comunque rimasta, quanto per Prato che sarebbe caduta sotto l'ombrello pistoiese. La stessa sorte, in Toscana sarebbe toccata a Massa Carrara, destinata ad essere accorpata a Lucca. 

Il viceministro dell'Interno Filippo Bubbico aveva, a settembre, spiegato così la decisione: il taglio "consentirà di sviluppare, ancor più, le capacità di governo del territorio e di amministrazione" che spettano al Viminale in materia di "sicurezza, difesa e protezione civile, oltre che di garanzia delle libertà civili e del regolare funzionamento dei meccanismi elettorali, di sostegno e di supporto alle autonomie territoriali".

Ora, a neanche un mese di distanza da quella risposta data alla Camera, la marcia indietro sulla misura che era stata inserita in una bozza di decreto del ministero dell'Interno, inviata lo scorso 9 settembre ai sindacati. A comunicare il cambio di rotta, stavolta, sono stati i ministri dell'Interno, Angelino Alfano e della Funzione pubblica, Marianna Madia, che hanno incontrato un gruppo trasversale di parlamentari costituito proprio per opporsi alla sforbiciata degli Uffici territoriali di Governo. 

Non c'è nessuna lista di prefetture destinate a sparire, hanno detto i due ministri, si cercherà di ottenere in altro modo i risparmi che sarebbero arrivati per quella via. I canali possibili a cui attingere potrebbero essere i risparmi sui costi degli affitti delle sedi e le economie da fare a livello centrale.

I primi a protestare erano stati i tribunali stessi, poi i sindacati. Da lì al Parlamento il passo è stato breve. Molti i parlamentari eletti in aree con enti a rischio chiusura che hanno immediatamente fatto blocco.