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Referendum sull'acqua, la disobbedienza non paga

Il giudice di pace di Pistoia ha dato ragione a Publiacqua, chiamato in causa da un utente che si auto-decurtava la bolletta

La disobbedienza civile non paga, almeno non davanti al giudice.

Un utente pistoiese che in merito al risultato del referendum del 2011 sulla liberalizzazione dell'acqua si era auto-ridotto la bolletta di Publiacqua in nome dell'obbendienza civile è stato sconfessato dal Giudice di Pace di Pistoia.

L’utente aveva deciso di detrarsi dalle fatture una quota che lo stesso riteneva relativa alla remunerazione del capitale, componente della tariffa abolita dall’esito referendario del 2011, ritenendo che la stessa fosse ancora ricompresa nel costo del servizio idrico addebitato da Publiacqua.

Il Giudice di Pace ha dato ragione a Publiacqua riconoscendo all'azienda il diritto di richiedere l'intero corrispettivo in bolletta, e torto all'utente che si opponeva a un decreto ingiuntivo.

Il giudice di Pistoia ha accertato che Publiacqua "non risulta avere alcun potere di determinare le tariffe idriche, essendo tenuta ad applicare quelle stabilite dall’Autorità di settore", stabilendo di conseguenza come l’utente non possa autoridursi la somma da pagare al gestore, in quanto con il proprio comportamento viene determinato un danno a tutta la collettività