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"Pronto soccorso, situazione inaccettabile"

Dura denuncia della Cgil sulla situazione del pronto soccorso all'ospedale di Pistoia e di Pescia: "Pazienti hanno passato giornate intere in barella"

Persone in barella, sedute in poltrone o sulle carrozzine. Sistemate dove possibile.

Tutte in attesa di essere visitate, di un posto letto per una prima osservazione o di essere ricoverate.

Alcuni di questi pazienti hanno atteso fino ad un giorno per essere visitati. In un ambiente stravolto di persone, tutte vicine l'une alle altre.

Sono giornate di fuoco ai pronto soccorso degli ospedali di Pistoia e di Pescia.

Giornate che hanno messo a durissima prova il sistema di organizzazione, a causa dell'aumento costante degli accessi e dei pazienti, nonostante il cosiddetto picco influenzale non sia ancora arrivato.

Una situazione inaccettabile, secondo la Cgil di Pistoia, che denuncia l'emergenza vissuta nei due ospedali di Pistoia e Pescia: "Nessuno si deve nascondere dietro ai tecnicismi eludendo i veri problemi - spiegano dal sindacato - Si tratta di una vera emergenza che ha visto dimissioni rapide dai reparti per liberare posti letto, oppure attese anche di quattro ore per una visita in codice giallo o addirittura di sette ore per un codice verde. In alcuni casi è stato deciso, per attenuare l'emergenza, di procedere a ricoveri in altri ospedali fuori dalla nostra provincia. Non solo, ma si è fatto occupare le degenze chirurgiche da pazienti con patologie mediche con il conseguente slittamento degli interventi operatori (una delle situazioni che fanno aumentare le liste di attesa)".

Emergenza che ha visto costretta l'azienda sanitaria a dirottare verso il pronto soccorso operatori di altri reparti: "Creando per così problemi in più situazioni - afferma la Cgil -  A Pistoia, in una precaria condizione di dotazione organica, vista la mancanza di almeno cinque operatori socio sanitari e almeno tre infermieri, questi hanno cercato di fare il massimo per rispondere ai bisogni dei cittadini ma con grande difficoltà nel dare le risposte più appropriate e di garantire infine il rispetto della privacy".

Solo una la soluzione secondo il sindacato di via Puccini: ripensare il sistema pronto soccorso, a partire dagli accessi, alle dotazioni organiche, ai posti letto e alle risposte che dovrebbero dare sia i medici di famiglia che il territorio.