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Manifesto con nudo, femministe sul piede di guerra

Il manifesto con una donna nuda scelto dal Teatro Manzoni suscita polemiche. Indignate le femministe: "E' una mercificazione del corpo"

Il manifesto al centro dello "scandalo"

La stagione del Teatro Manzoni fa discutere, ancor prima di cominciare.

Il manifesto scelto per presentare la stagione di prosa 2016/2017 ha suscitato un vespaio di polemiche (vedi articolo collegato), soprattutto tra le femministe.

Colpa non tanto dell'immagine scelta, ma del significato che attraverso quell'immagine si trasmette: una donna di mezz'età, a seno nudo, si nasconde il pube dietro una forma di pane. Un'opera dell'artista pistoiese Riccardo Mannelli, dal titolo La passione sfama.

"Di questa figura - scrive la Rete 13 Febbraio - Non può non colpire quella pagnotta posta a coprire proprio gli organi genitali della donna, anzi è la prima cosa che si nota. L’accostamento “sesso e cibo” oppure “sesso e guadagno” oppure “sesso e pagnotta” con cui sopravvivere e avere il pane quotidiano, non ci sembra una grande novità e anzi richiama una mercificazione del corpo femminile e della sessualità. Probabilmente (ma non lo sappiamo) tutto questo non è nelle intenzioni dell’artista e nemmeno nelle vostre (dell'associazione teatrale pistoiese, ndr), ma questa è l’impressione che il manifesto comunica".

Un concetto che la Rete 13 Febbraio ribadisce in un altro passaggio: "Le immagini non restano solo immagini, ma si sedimentano in un immaginario collettivo - afferma il gruppo femminista - Se esso è composto di rappresentazioni lesive della dignità e del valore della donna o del suo ruolo nella società, allora esse diventano il veicolo per la minimizzazione e giustificazione della violenza, della discriminazione, della marginalizzazione femminile nella società".

Idee condivise da molti in città, non appena i manifesti sono cominciati ad apparire sui muri di Pistoia.

Tanto che, a poche ore di distanza, l'Associazione Teatrale Pistoiese si è sentita in dovere di spiegare la propria scelta: "Francamente non capiamo da dove possa derivare l’accostamento “sesso e merce” o “sesso e guadagno” e tanto meno l’idea che si tratti di una prostituta - afferma il presidente Rodolfo Sacchettini - Tra mercificazione del corpo e burkini quest’immagine pone una domanda vera e seria al proprio spettatore, così come dovrebbe fare il miglior teatro. Crediamo sia un segno di libertà e di diversità. Ed è per questo che l’immagine – piaccia o meno – non lascia indifferenti".