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Kiwi nati tra siccità e rincari, piccoli ma buoni

Pistoia, Firenze e Pisa sono le province nelle quali si concentra la produzione del frutto che ha richiesto molta acqua per fronteggiare la siccità

La produzione toscana dei kiwi è in recupero dopo il disastroso 2021 ma i rincari energetici e soprattutto i costi per l’irrigazione durante i mesi estivi hanno quasi azzerato i margini degli agricoltori. La coltivazione è concentrata principalmente tra la provincia di Firenze, Pistoia e Pisa che da sole raccolgono due terzi dell’intera produzione la nuova stagione sembra molto positiva sia per quantità che per qualità. 

Dopo una buona fioritura in primavera, caldo asfissiante, notti tropicali ed assenza di precipitazioni hanno rallentato la maturazione dei frutti che oggi si presentano in salute ma di pezzature leggermente più piccole. 

Il frutto originario della Cina, il cui nome deriva dall’uccellino simbolo della Nuova Zelanda che assomiglia proprio al frutto esotico ma senza becco, vede l'Italia come primo produttore europeo e tra i principali mondiali con la Toscana che garantisce un importante contributo al primato con 88 ettari e superfici in leggera crescita negli ultimi tre anni. Sono poco più di 14mila i quintali raccolti nell’ultima annata per un volume d’affari stimato tra 1,5 e 2 milioni di euro.

Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana ha spiegato "La siccità ha costretto le imprese agricole a ricorrere all’irrigazione di soccorso con un aumento dei costi di produzione che tra gasolio e mezzi tecnici si aggira intorno al 30% in più. Senza acqua non può esserci agricoltura ed anche un frutto come il kiwi in condizioni di stress idrico soffre. Le proiezioni, se non riusciremo ad invertire la rotta, ci portano verso uno stravolgimento climatico che avrà conseguenze sulle produzioni agricole e quindi sulle economie dei territori e sulle comunità creando ancora maggiori disuguaglianze sociali”.