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Morto durante un gioco sessuale finito male

Il processo contro Stefano Brizzi è cominciato. L'accusa, sostenuta dal procuratore, ha raccontato alla giuria macabri dettagli sull'omicidio

Un gioco sessuale finito male dopo un party a base di droga e sesso.

Questa la ricostruzione del procuratore Crispin Aylett, sostenitore dell'accusa, durante il processo a carico di Stefano Brizzi.

L'assistente sociale pistoiese, gay dichiarato, avrebbe dato una festa nel proprio appartamento. Tra gli invitati anche il poliziotto Gordon Semple, conosciuto tramite un'app di incontri omosessuali.

Qualcosa però, in quel festino a base di droga e sesso, è andato male. Tanto che, secondo la ricostruzione del procuratore, uno degli invitati alla festa è stato "rimbalzato" da Brizzi, perché qualcuno si era sentito male al party.

In realtà, secondo l'accusa, non c'era nessun malato e quell'uomo è arrivato all'appartamento di Brizzi solo al momento sbagliato: ovvero quando il pistoiese stava uccidendo il poliziotto.

"Satana mi ha detto di farlo", avrebbe detto Brizzi agli investigatori per spiegare l'omicidio.

Nel corso del processo, definito per "stomaci forti" dal procuratore, sono emersi alcuni dettagli sulla vita privata di Stefano Brizzi: durante i suoi incontri sessuali con sconosciuti, al pistoiese piaceva fare la figura dominante, legando il suo partner e trattandolo alla stregua di un cane.