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Attualità lunedì 16 ottobre 2023 ore 18:40

Dopo 500 anni ecco il ritorno del castoro

castoro

Assente dalla Toscana da mezzo millennio adesso ecco la ricomparsa della specie. Esperti divisi tra arricchimento di biodiversità e danni agli habitat



TOSCANA — Riecco il castoro, che dopo 500 anni di assenza torna a farsi vedere in Toscana così come in altre parti d'Italia. Gli esperti si dividono fra chi saluta la sua ricomparsa come arricchimento di biodiversità e preoccupazione per i danni agli habitat che questo abile ingegnere idraulico potrebbe recare.

Intanto però uno studio congiunto dell’Università Statale di Milano e dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche, pubblicato su Animal Conservation, sancisce il ritorno del castoro europeo.

Fino a pochi anni fa il castoro europeo (Castor fiber) era totalmente assente dall’Italia: caccia e perdita di habitat avevano portato alla sua estinzione. Ma adesso la specie ha iniziato la ricolonizzazione dell’Italia a causa di espansione naturale dall’Austria verso l'Italia ma anche di reintroduzioni non autorizzate in Toscana, Umbria, Marche.

Nello studio pubblicato su Animal Conservation, i ricercatori dell’Università Statale di Milano e dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iret) di Sesto Fiorentino hanno raccolto tutti i dati di presenza disponibili per il castoro in Europa, tramite l’utilizzo di database di distribuzione delle specie (iNaturalist, GBIF) e tramite ricerche mirate sul campo finanziate dal fondo Beaver Trust (UK).

Le attività sono state coordinate dal Cnr-Iret, beneficiario italiano del fondo del Beaver Trust per la ricerca sul castoro in Italia: “Abbiamo curato le attività di monitoraggio, raccolta dei campioni per le analisi genetiche, monitoraggio dei punti di presenza, eventuali analisi necroscopiche e determinazione degli effetti sugli ecosistemi forestali”, afferma in una nota Emiliano Mori (Cnr-Iret), principal investigator del progetto con Andrea Viviano (Cnr-Iret).

Sono stati, quindi, utilizzati modelli di distribuzione delle specie per stimare l’idoneità ambientale per il castoro in Europa. Successivamente, tramite l’applicazione di modelli di connettività gli esperti hanno valutato quali fossero le aree d’Italia in cui l’espansione del castoro fosse più probabile nel prossimo futuro. 

“Ampie zone d’Italia risultano essere idonee per la stabilizzazione del castoro e, mentre le popolazioni settentrionali sembrano essere più isolate, in centro Italia abbiamo riscontrato un maggiore potenziale di espansione della specie. Le aree di potenziale conflitto con l’uomo sono principalmente distribuite in centro Italia (soprattutto in Toscana, Umbria e Marche), e in Trentino Alto-Adige, dove i castori potrebbero avere accesso ad aree con presenza di piantagioni arboree o infrastrutture sensibili alle attività della specie", spiega Mattia Falaschi, ricercatore zoologo dell’Università Statale di Milano e primo autore dello studio.

Se da una parte la presenza del castoro può ridurre il rischio idraulico, mitigando l’intensità degli eventi di piena, in altri casi le attività di foraggiamento e rosicchiamento del castoro possono causare danni alle coltivazioni. Inoltre, la costruzione di dighe e tane può talvolta ridirezionare il flusso d’acqua causando danni ad infrastrutture umane come canali artificiali, strade e ponti. È quindi fondamentale una attenta attività di monitoraggio nelle zone più a rischio.


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