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venerdì 29 marzo 2024

JAZZ CORNER — il Blog di Leonardo Boni

Leonardo Boni

LEONARDO BONI - Un giovane economista, appassionato di basket che nei timeout coltiva un grande interesse per la musica e per il jazz.

The magnificent Thad Jones

di Leonardo Boni - martedì 17 marzo 2015 ore 14:07

Si torna indietro con gli anni. Anni '60, gli amati anni '60.. quando il jazz prendeva una piega psichedelica, c'era creazione, fantasia, perchè si drogavano tutti, fondamentalmente. Nonostante tutto però, un Jazzista di quel tempo sviluppa armonie molto singolari ed elaborate, mantenendo comunque uno schema classico, che richiama alle radici.

Thad Jones e la sua combriccola, nello spettacolare "The Magnificient Thad Jones", fa esattamente questo.

Ma aspettate un momento, l'album è del '56? sì.. proprio così, circa 10 anni di anticipo sulla tabella di marcia comune per il grande Thad Jones. Un precursore dell'hard-bop, dove basso e piano sembra che abbiano già in mente cos'è l'R&B e la tromba viene definita con "più anima" dall'opinione pubblica, ed è così. La melodia genera sentimento, ed il sentimento porta a colpire l'anima e a condizionarla. Questa è l'evoluzione intellettuale del jazz e della sua melodia.

Mette su un quintet che riesce veramente a fare scintille. Con una facilità inaudita riesce a mettere insieme Billy Mitchell al sax, Max Roach alle percussioni, Barry Harris al piano e Percy Heath al basso.

Questo è un disco fondamentale, che ogni Cristiano dovrebbe avere nel suo scaffale per il Jazz. Si va sul sicuro. Una delle soddisfazioni più grandi che si possano avere dall'ascolto del post-bob jazz. Ci si evolve dallo strimpellamento anni '50 per farsi sopraffare dalla continua ricerca dell'armonia del decennio successivo, con un certo anticipo per il nostro Thad.

Si va in un crescendo continuo, per questo più che arrivi alla fine, più che vuoi capire quanto bello riesce ad essere il tutto. "Billie Doo" è un primo assaggio della composizione made by Jones. Un ottimo ritmo, che incalza con lo scorrere della canzone, e che presenta una grande intesa tra drum and bass; veramente interessante, magistrale. Ma c'è di più perchè Jones, con il suo secondo ed ultimo arrangiamento del disco, regala qualcosa di stupefacente, che si chiama Thedia.

Thedia è il pezzo fondamentale dell'album. Una perfetta coordinazione di ogni strumento, rendendo virtuoso ogni secondo passato ad ascoltarla... Incredibile il binomio sax-tromba, che ricorre in tutto l'album, ma che qui raggiunge l'apice della bellezza e della coordinazione. Eccezionale e stupefacente. Un' altalena di assoli, perfettamente supportati dal magistrale ritmo alla batteria di Max Roach, autentica stella del periodo. Un ritmo tagliente e costante, capace di coordinare il set di "solos" presentato. Indubbiamente, il mio pezzo preferito dell'album.

Roach riesce a dare quel magic touch in grado di portare la canzone su un piano assolutamente più elevato di quanto non sarebbe. E' sorprendente l'abilità che mostra Thad Jones nella composizione, consacrandolo come uno dei migliori del periodo.

"If someone had told me" invece, porta un i leggerissimo blues nello straripante post-bop melodico e armonioso di Jones, come se volesse per un attimo rendere il tutto un po più grezzo. Ma forse si sbagliava, era un istinto che con il susseguirsi del pezzo si dissolve nell'aria, come se fosse una impressione ingannevole. Benissimo Barry Harris, che si presenta alla grande come accampognatore di una trumpet dominante come quello di Jones.

Incredibile infine il cambio di ritmo a metà pezzo in "I've got a crush on you", ancora una volta dettato alla perfezione da Roach, e ben seguito dalla delicatezza alla tromba di Jones. In sottofondo, un po nascosto, ma di classe, il piano del giovanissimo Barry Harris. Un'ottima rivisitazione del classico di Gershwin, che segna la decisa affermazione nell'olimpo, di Thad Jones.

Una delicatezza unica, un Jazz come non se ne sente, che rimarrà un milestone per una discografia ideale. Merito suo e degli altri quattro. Un quintet così, un'emozione dopo l'altra.

Leonardo Boni

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